“Frontalmente in contrasto con l’obbligo che il nostro editore ci ha fatto assumere con la sottoscrizione del contratto stesso”. Il consigliere d’amministrazione Rai espressione dei dipendenti di Viale Mazzini, Riccardo Laganà, liquida così l’esposto del Centrdestra all’Agcom contro Report. Una vicenda che riaccende i riflettori sulle interferenze della politica nell’informazione. rilanciando il tema della riforma della governance della tv di Stato.
Il Centrodestra ha presentato un esposto all’Agcom contro la puntata del debutto stagionale di Report, peraltro dagli ascolti record, dedicata alla vicenda Metropol e ai rapporti tra Lega e Russia. Come giudica questa iniziativa?
“Ai sensi del contratto di servizio, Rai è tenuta a valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica d’inchiesta (art.25 comma 1 lettera e num.v). L’esposto è una facoltà riconosciuta dalla legge ma, in questo caso, appare frontalmente in contrasto con l’obbligo che il nostro editore ci ha fatto assumere con la sottoscrizione del contratto stesso. Ben altra cosa è la par condicio e il pluralismo”.
Report, quindi, a suo avviso, ha svolto correttamente il suo lavoro rispettando la mission del servizio pubblico?
“Sono 23 anni che Report svolge in maniera inappuntabile il suo incredibile lavoro di giornalismo investigativo con riconoscimenti anche di livello internazionale. Un orgoglio per il servizio pubblico Rai non c’è dubbio. Sul modello Report auspico nascano presto dei nuclei di giornalismo investigativo, lo dobbiamo ai tanti giornalisti morti durante la ricerca della verità e nella difesa dell’interesse collettivo”.
Non è la prima volta che la trasmissione un tempo condotta dalla Gabanelli e ora da Ranucci finisce nel mirino della politica. Episodi che riaccendono i riflettori sulle continue interferenze della politica sull’informazione del servizio pubblico. Come se ne esce?
“Se ne esce creando un modello di governance in grado di creare un’intercapedine tra gli interessi molto privati dei partiti e di lobby commerciali. L’Ebu durante il percorso di approvazione della legge 220/15 (Governo Renzi) ha più volte richiamato il concetto di indipendenza editoriale ed economica del servizio pubblico. è giunta l’ora di fare nostre quelle raccomandazioni”.
Il vice presidente della Vigilanza, Di Nicola, ha rilanciato con forza proprio sulla Notizia la necessità di una riforma della governance della Rai sul modello anglosassone per recidere definitivamente il legame malato tra la politica e la tv di Stato. La considera una soluzione percorribile e valida?
“La ritengo una soluzione obbligatoria vista la presunta incostituzionalità della legge attuale, ci sono molte proposte valide, tra cui quella fatta presentare da Move On Italia che merita un’attenta valutazione. Insieme alla riforma della governance occorrerà presentare in parallelo anche una seria legge sul conflitto di interessi, è urgente!”.
Intanto il Tg1 e, più in generale, la rete ammiraglia della Rai soffrono di un preoccupante calo degli ascolti. La questione è finita di recente sul tavolo del Cda di Viale Mazzini. Quali sono state le conclusioni e che rimedi conta di adottare l’azienda?
“Come Consiglio di amministrazione abbiamo evidenziato alcune criticità nei palinsesti che l’Amministratore Delegato ha prontamente raccolto. Soffre il Day Time su Rai Uno e complessivamente emergono dei palinsesti che sembrano predisporsi poco al cambio culturale e organizzativo richiesto dal nuovo piano industriale. Occorrono nuove idee, autori freschi e magari interni per scrivere nuove pagine di servizio pubblico multimediale”.