Stop al referendum sull’Autonomia: per la Consulta è inammissibile

Hanno invece ricevuto disco verde i cinque quesiti su cittadinanza e materie del lavoro a partire dal Jobs act

Stop al referendum sull’Autonomia: per la Consulta è inammissibile

La Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata. Ad emettere la sentenza sono stati gli attuali undici giudici della Corte Costituzionale. La Corte ha rilevato che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”.

La Consulta si era già espressa il mese scorso in merito alla cosiddetta ‘legge Calderoli’, sottolineando – ai fini di compatibilità costituzionali – la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi. Ed è proprio per questo che le opposizioni non si scoraggiano.

Le opposizioni non si scoraggiano: la Consulta aveva già demolito la riforma

“La legge Calderoli sull’Autonomia differenziata è già stata smantellata nei suoi pilastri portanti e di fatto svuotata dalla stessa Corte Costituzionale poche settimane fa. Ora governo e maggioranza sono obbligati o ad abbandonare del tutto il progetto o a confrontarsi con il M5s e le altre opposizioni in Parlamento con una completa riscrittura della disciplina in conformità ai dettami costituzionali”, dicono i rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Felicia Gaudiano, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza.

“Il Pd continuerà a battersi in Parlamento valorizzando gli argomenti e la straordinaria mobilitazione di questi mesi grazie alla quale sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in pochissimo tempo”, dichiara il dem Marco Sarracino.

“Questa stessa legge era già stata demolita dalla Consulta, che ne aveva evidenziato le caratteristiche antidemocratiche e i rischi per la coesione del nostro Paese”, affermano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs.

Le motivazioni della Consulta sull’inammissibilità

La Corte costituzionale ha rilevato che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”.

Per la Consulta “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione”: ciò “non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.

Esulta la Lega. “Con questa nuova sentenza la Corte Costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria. Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell’autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà”, commenta il presidente del Veneto, Luca Zaia.

“Il tentativo portato avanti dai comitati referendari e dai partiti di sinistra di contrapporre il Nord al Sud è stato smontato dalla Corte costituzionale”, dice il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Via libera invece agli altri cinque quesiti su cittadinanza e lavoro

Hanno avuto il via libera invece gli altri cinque quesiti referendari: quello per ridurre da 10 a 5 anni i tempi per gli extracomunitari per ottenere la cittadinanza e gli altri quattro su materie relative al lavoro che riguardano job act, contratti a termine e infortuni.

Entrando nel dettaglio, il referendum sulla cittadinanza punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. Tra i promotori figura +Europa. La Corte ha dato via libera anche ai quattro quesiti sul lavoro, proposti dalla Cgil.