“Sulla lotta alla corruzione non si deve scherzare”. Suona come un avvertimento quello del presidente M5S della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni. Destinatario Matteo Salvini che vorrebbe superare il Codice degli appalti. Una presa si posizione preoccupante, la definisce, perché di mira i “presidi” della legalità.
Presidente, ha sentito Salvini? Vuole cancellare il Codice degli appalti nel Paese con uno dei maggiori tassi di corruzione al mondo. Solo propaganda o in tempi di larghe intese qualcosa di più?
“Queste prese di posizione così nette, che potrebbero essere interpretate come un messaggio, devono preoccuparci quando prendono di mira presidi di legalità. Io penso, quindi, che non vadano sottovalutate perché sulla lotta alla corruzione non si deve scherzare”.
Però anche nel Pd, con cui avete governato fino a qualche settimana fa, c’è chi sembra condividere la linea della Lega. Che effetto le fa?
“Sono sicuro che le affermazioni filo salviniane espresse dal sindaco di Firenze Nardella rimarranno isolate. In ogni caso, il Codice degli appalti è uno strumento fondamentale contro la corruzione e noi garantiamo che non verrà cancellato né modificato in peggio”.
Continua nel frattempo l’opera di de-contizzazione del governo: nel giro di pochi giorni il premier ha delegato i Servizi a un superpoliziotto (Gabrielli), sostituito il capo della protezione civile con Curcio e rimpiazzato il commissario all’emergenza Arcuri con un generale dell’Esercito. Ci vede una bocciatura delle scelte fatte dal precedente governo di cui eravate azionisti di maggioranza?
“Assolutamente no. Io leggo l’esigenza di un diverso approccio alla lotta alla pandemia che ha trovato ostacoli e inefficienze soprattutto nel caos delle Regioni. è urgente un piano per le vaccinazioni a tappeto, obiettivo che non può essere fallito. Perciò è stato opportuno mobilitare la Protezione civile e coinvolgere uno dei massimi esperti in logistica, il generale Figliuolo, che so essere un militare di grande esperienza e preparazione. Pare un buon piano, probabilmente anche il nostro ex presidente Conte si sarebbe dovuto porre il problema di un cambiamento. Arcuri ha svolto un ruolo difficile in condizioni estreme, credo che tutti debbano essergli grati”.
Intanto è arrivato il primo Dpcm Covid dell’era Draghi, strumento normativo bollato durante il Conte 2 come simbolo di una deriva autoritaria da forze di opposizione, pezzi di maggioranza e illustri giuristi. Stavolta però nessuno ha avuto granché da obiettare: come se lo spiega?
“Il problema non erano i Dpcm, come si vede strumento necessario per affrontare la pandemia. Il punto è che Conte ha pagato il legame con noi: per alcune forze politiche e sociali non doveva gestire il Recovery. Anche se ha fatto bene, se non addirittura benissimo come gli riconoscono gli italiani, l’intellighenzia doveva parlarne male ad ogni costo”.
Dopo il taglio dei parlamentari era stata raggiunta un’intesa con il Pd per una revisione in senso proporzionale della legge elettorale partendo dalla proposta del suo collega Brescia. A leggere i giornali di ieri, però, sembrerebbe che i dem si siano già convertiti al maggioritario. Sente aria di fregatura?
“Durante l’esperienza del Conte 2 il Pd di Zingaretti è stato leale e collaborativo, non ho motivo di pensare che possa cambiare. Hanno in corso un dibattito intenso, spero che trovino una loro sintesi”.