Poche risorse e poche sorprese. La manovra approvata oggi in Consiglio dei ministri non riserva grandi novità rispetto alle previsioni della vigilia. Sarà una legge di Bilancio formato mini, con pochi soldi a disposizione e qualche conferma rispetto al passato.
Il Consiglio dei ministri si è riunito alle 9.30, mentre dalle 10.30 si è tenuta una conferenza stampa della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Approvazione lampo, quindi, a Palazzo Chigi, che sembra rivelare che il testo era già chiuso.
La prima vera manovra del governo Meloni non ha grandi riforme: tutto rinviato ai prossimi anni, comprese le tante promesse elettorali (riforma delle pensioni e flat tax, solo per fare qualche esempio). Ci sarà soltanto un avvio della riforma dell’Irpef, insieme alla conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi.
In conferenza stampa Meloni ha ribadito che è necessaria la massima responsabilità in un momento così complicato, senza azzardi di alcun tipo. Il governo invierà a Bruxelles il Draft Budgetary plan, ovvero l’ossatura della legge di Bilancio da 24 miliardi. Una manovra blindata, senza risorse per maggioranza e opposizione, come spiegato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
L’iter della manovra: quando arriverà il testo definitivo
L’approvazione in Cdm, in realtà, non dovrebbe portare alla stesura di un testo definitivo della manovra. Si attende qualche limatura nei prossimi giorni, prima dell’invio del provvedimento alle Camere. Si parte dal Senato, ma non se ne parla prima di una decina di giorni: ci si attende il testo a Palazzo Madama non prima del 26, se non addirittura dopo il ponte del primo novembre.
Cosa cambia per gli stipendi: dal cuneo fiscale all’Irpef
La misura principale della legge di Bilancio sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale: annunciata una proroga dello sgravio del 7% fino a 25mila euro di reddito e del 6% fino a 35mila euro. Il che vuol dire che gli stipendi verranno confermati così come sono.
Arriva anche l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef: si pagherà il 23% fino a 28mila euro di reddito, con un azzeramento degli effetti sopra i 50mila euro di reddito. Sul fronte stipendi, arriva una proroga della detassazione dei fringe benefit fino a 2mila euro per chi ha figli e mille euro per gli altri.
Gli interventi in manovra per gli statali: dai rinnovi dei contratti alla sanità
La manovra metterà 5 miliardi per il rinnovo dei contratti della Pa, partendo da quelli di sanità e sicurezza. Non sarà un adeguamento all’inflazione, ma un intervento solo parziale. Per il Servizio sanitario nazionale sono attesi 3 miliardi aggiuntivi per ridurre le liste d’attese chiedendo uno sforzo alle strutture private accreditate e intervenendo sulle buste paga del personale sanitario (con ulteriori due miliardi).
Altro che riforma delle pensioni: ulteriore stretta sugli anticipi
Poco si è fatto in tema di pensioni. Non c’è neanche la proroga della Quota 103 (tutt’altro che un successo nel 2023), con Giorgetti che parla di un accesso “molto più restrittivo all’anticipo pensionistico”. Arriva la conferma del mini-aumento delle pensioni minime. Per quanto riguarda l’Opzione donna, arriva l’accorpamento con l’Ape sociale: ci sarà un unico fondo con pensione a 63 anni con 36 di contributi per i gravosi e con 35 anni per le lavoratrici.
Le misure per la famiglia in legge di Bilancio
Come promesso più volte dal governo, ci sarà anche un intervento per le famiglie. In particolare si punta ad agevolare le mamme lavoratrici, con più aiuti per chi ha almeno tre figli. Le risorse potrebbero arrivare dai fondi residui dell’assegno unico.
Non viene confermato il taglio dell’Iva dei prodotti sulla prima infanzia, che è stato “assorbito dagli aumenti di prezzo e non penso valga la pena rinnovare questa misura”, come afferma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ci sono però novità sul congedo parentale: oltre ai cinque mesi retribuiti al 100%, si aggiunge un ulteriore mese (il secondo, dopo quello dello scorso anno all’80%), retribuito al 60%.
Viene aumentato il fondo per gli asili nido, con la gratuità per il secondo figlio. Arriva anche la decontribuzione per le lavoratrici madri: con due figli o si prevede che non paghino più i contributi a carico del lavoratore, quella quota la paga lo Stato con dei limiti: con due figli fino a 10 anni del figlio più piccolo e per il terzo fino ai 18 anni del più piccolo. Ci sarà, secondo quanto spiegato da Giorgetti, un cap, ma non è definito quale.
Gli altri interventi della manovra: dal canone Rai al Ponte sullo Stretto
Il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, assicura che ci sono i stanziamenti in manovra per il Ponte sullo Stretto. E, allo stesso modo, assicura un intervento sul canone Rai, con il taglio dalla bolletta.
Le risorse per la manovra: dalla spending review al taglio delle detrazioni
Il nodo cruciale della manovra riguarda le coperture. Il governo punta a reperire due miliardi dalla spending review: si è chiesto ai singoli ministeri di intervenire e per chi non l’ha fatto in maniera sufficiente ci sarà l’intervento del Mef, con un taglio lineare del 5% per ministeri ed enti locali.
Altre risorse dovrebbero arrivare dalla global minimum tax e dalla revisione delle tasse sui giochi online. Probabile anche l’anticipo della gara del Lotto. Parte dei fondi dovrebbe arrivare anche da un mancato stanziamento, quello per la rivalutazione completa delle pensioni che quasi certamente non ci sarà.
Stando alle bozze, poi, ci sarà anche il taglio delle detrazioni di 260 euro per i redditi superiori ai 50mila euro (ovvero l’azzeramento degli effetti degli aumenti Irpef). Si tratterà di fatto di una franchigia di 260 euro per le detrazioni di chi ha un reddito superiore a questa soglia.
Nessuna novità per deduzioni e detrazioni, come quelle sulle spese mediche, nonostante i tanti annunci sul tema del governo. Non ci sarà l’aumento della tassa di successione che era stata ipotizzata nelle scorse settimane, come assicurato dal vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani.