Non è una vera sorpresa, ma solo una conferma. Stavolta praticamente ufficiale: il governo Meloni non manterrà le sue promesse elettorali nella prossima manovra. Era nell’aria, certo, ma ora anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, lo ha detto chiaramente.
La manovra, spiega Ciriani, “la faremo su alcuni punti qualificanti, non faremo una manovra di spese elettorali”. Quindi addio alla pensione anticipata, al rinnovo dei contratti, agli investimenti in sanità, alla flat tax, al taglio delle accise sulla benzina e a tutte le tante promesse del centrodestra.
Addio alle promesse elettorali in manovra: la conferma di Ciriani
Ciriani spiega chiaramente che non c’è spazio per “spese elettorali” e che sono richieste “a tutti i componenti della maggioranza, a tutti i partiti e a tutti i parlamentari, serietà e responsabilità”. Ci sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale oggi in vigore, assicura, ma sul resto rimane una grande incognita.
La legge di Bilancio rifletterà “la situazione macroeconomica dell’Ue”. In sostanza vuol dire che sarà una manovra di tagli e austerità, soprattutto di fronte alla minore crescita prevista. Non tanto, come dice il ministro, in Ue, quanto in Italia.
Per il rinnovo dei contratti pubblici strada in salita
Una delle prime promesse che può saltare riguarda il rinnovo dei contratti della Pa. Il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, spiega che ancora è presto, ma sul tema il problema c’è. Zangrillo assicura che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è attento alla questione dei rinnovi contrattuali, ma “il quadro d’insieme deve trovare un equilibrio, abbiamo il dovere di intervenire innanzitutto sulle fasce più deboli”.
Il che vuol dire che si darà priorità al taglio del cuneo fiscale, molto costoso, mettendo probabilmente da parte i tanto attesi rinnovi dei contratti. “Il momento è complicato, le risorse non sono infinite e bisogna rispettare un equilibrio delle finanze del Paese”, dice Zangrillo. Rinunciando agli aumenti di stipendio che invece spetterebbero ai funzionari pubblici.
Un’altra mazzata per la manovra: Confcommercio taglia ancora le stime di crescita
Un’altra brutta notizia per l’economia italiana e per la strada verso la manovra arriva dalle stime di Confcommercio sulla crescita. L’economia italiana si è fermata e il timore è quello di tornare all’epoca del “lento ma costante” declino del periodo precedente al 2019.
L’Ufficio studi di Confcommercio stima un Pil per il 2023 solamente dello 0,8%, contro le precedenti previsioni dell’1,2%. Anche nel terzo trimestre si stima una crescita minima, solo dello 0,1%, dopo la contrazione del trimestre precedente. Nel quarto trimestre l’aspettativa è di un +0,3%. Per il 2024 il Pil crescerebbe invece dell’1%, contro l’1,3% precedentemente stimato. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, non nasconde la preoccupazione per il “rallentamento” dell’economia italiana, soprattutto sul fronte di occupazione e produzione.