Il rinnovo del contratto delle forze armate diventa una partita centrale per Palazzo Chigi. Mercoledì la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, hanno convocato i sindacati per discutere del pacchetto sicurezza all’esame del Parlamento, ma anche per avviare le trattative per il rinnovo del contratto e l’aumento degli stipendi di oltre 450mila persone.
Il governo ha a disposizione 1,4 miliardi previsti dalla manovra per un contratto scaduto da quasi tre anni. Poi ci sono i circa 60 milioni previsti per indennità, straordinari, notturni e festivi, oltre ai 15 per la previdenza. In più resta il nodo degli organici, con un buco di oltre 10mila unità. Una materia da affrontare con urgenza dopo le polemiche sulle manganellate di Pisa e dopo la difesa a spada tratta del governo per le forze di polizia.
Forze armate, stipendi fermi: le proteste dei sindacati sul rinnovo del contratto
La convocazione di mercoledì, però, non considera tra i suoi punti la discussione sul rinnovo del contratto, la questione principale per le forze armate, come sottolinea Luigi Credentino, segretario generale del Sindacato militare italiani guardia di finanza.
Credentino spiega: “Abbiamo analizzato con scrupolo la convocazione per il prossimo 6 marzo a Palazzo Chigi del tavolo con i rappresentanti delle forze dell’ordine, senza riscontrare alcun cenno al rinnovo contrattuale. Nonostante la nostra attenta lettura, a quasi 800 giorni dalla scadenza, gli operatori in uniforme che tutelano la sicurezza e la legalità nel nostro Paese sono ancora lasciati nell’incertezza”.
Per il sindacato “questa mancanza di trasparenza e di impegno tangibile mette in luce il bluff del governo, che continua a ignorare le legittime richieste degli operatori in uniforme.Chiediamo al governo di evitare annunci infondati, tipo quelli degli ultimi giorni, per non deludere ulteriormente gli operatori del settore, già colpiti da un calo del 16% del potere d’acquisto negli ultimi tre anni”.
Problema segnalato anche da Pietro Colapietro, segretario generale Silp Cgil: “Non siamo più disponibili a passerelle. Il nudo e crudo messaggio di attenzione ci interessa poco, abbiamo bisogno di fatti e risorse aggiuntive, quelle stanziate non bastano neanche a coprire l’inflazione che si è mangiato un mese e mezzo di stipendio annuo”.