Voleva fare il calciatore e invece è finito presidente dell’Emilia Romagna. Stefano Bonaccini in queste ore è sulla bocca di molti per essere stato incoronato potenziale leader da Matteo Renzi (che per spaccare il Partito democratico sarebbe disposto a elogiare perfino Salvini).
Stefano Bonaccini in queste ore è sulla bocca di molti per essere stato incoronato potenziale leader da Matteo Renzi
Bonaccini, travolto dall’hybris, rilascia anche un’intervista in cui insegna al Pd come vincere le elezioni: “Dovremo fare a meno del Movimento 5 Stelle – spiega al Tg4 – perché cosa fatta capo ha e (testuale, sic!) non è possibile allearsi con chi ha cercato di mandarti a casa. Adesso dobbiamo costruire una alleanza di centrosinistra che a mio parere, come succede in Emilia-Romagna da sette anni, va, in questo caso, da Renzi e Calenda fino a Elly Schlein e che si contrapponga a questa destra che non vede nulla di centrodestra: Salvini e Meloni in Europa stanno con l’estrema destra non con i conservatori”.
Solo che usare il paradigma di quelle elezioni regionali alle prossime elezioni nazionali non ha senso, per una serie di motivi che Bonaccini strumentalmente dimentica. In quella campagna elettorale una grande mano alla sua vittoria gli arrivò dal fenomeno della Sardine (ormai annacquate in un posto nel consiglio comunale di Bologna del fu leader Mattia Santori) che incanalarono un importante movimento contro la Lega e la sua candidata Lucia Borgonzoni.
A proposito di Borgonzoni: fu una candidata convinta che l’Emilia Romagna confinasse con il Trentino, ipotizzò l’apertura al sabato e alla domenica degli ospedali senza sapere come funzionassero, andava in giro con la maglietta “Parlateci di Bibbiano!”, ha passato settimane a ripetere che non avrebbe festeggiato il 25 aprile.
Stefano Bonaccini ebbe gioco facile contro un’avversaria che nei sondaggi non sfondò mai (a differenza della destra nazionale che nei sondaggi esonda). In più Bonaccini potè godere dell’enorme contributo di Elly Schlein che collezionò 15.975 preferenze a Bologna, atre 3.896 a Reggio Emilia e ancora 2.227 a Ferrara con la sua lista “Coraggiosa” nata con la benedizione di Vasco Errani e Pierluigi Bersani.
Bonaccini insomma ama essere la cartina di tornasole della politica nazionale proponendo uno schema che non è ripetibile e che c’entra davvero poco. Ma per lui l’importante è che se ne parli.