Qualcuno ci aveva sperato, ma alla fine l’Italia ha detto no al riconoscimento diretto dello Stato di Palestina e quindi non seguirà l’esempio di Spagna, Irlanda e Norvegia. Dopo una sessione letteralmente infuocata, la Camera dei Deputati ha dato il proprio via libera alla mozione soft della maggioranza sulla Palestina in cui si impegna il governo di Giorgia Meloni a sostenere “iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato palestinese nel quadro di una soluzione negoziata fondata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e sicurezza”.
Un appuntamento in cui le opposizioni, come accade fin troppo spesso, si sono presentate divise portando in Aula ben sei distinte mozioni: una del Movimento 5 Stelle, una di Alleanza Verdi e Sinistra, una del Partito Democratico, una di Azione, una di Italia Viva e una di Più Europa. Di queste, sono state parzialmente approvate solo quelle dei calendiani, dei renziani e di Più Europa, mentre sono state interamente bocciate le altre. Il risultato di questa votazione è che Montecitorio, pur aprendo al riconoscimento dello Stato di Palestina, lascia tutto sostanzialmente fermo.
Questo perché la risoluzione di maggioranza non fa altro che lasciare la palla nel campo del governo di Tel Aviv, quest’ultimo guidato dal riluttante primo ministro Benjamin Netanyahu che ha più volte detto che non acconsentirà mai alla soluzione dei Due Stati, che dovrà dare il proprio benestare, al termine di un negoziato che a oggi appare fantascienza, al riconoscimento ufficiale della Palestina.
Bagarre in Aula
Che le cose sarebbero andate così, lo si era capito già dal dibattito in Aula. Già durante le dichiarazioni di voto sulle sette mozioni presentate, la maggioranza aveva chiarito la propria contrarietà al riconoscimento unilaterale dello Stato di Palestina. A mettere subito le cose in chiaro era stato il deputato di Fratelli d’Italia, Giangiacomo Calovini, che si era detto preoccupato per “la scelta unilaterale di Spagna, Irlanda e Norvegia di promuovere il riconoscimento della Palestina senza un’espressione unanime delle istituzioni europee”. Una decisione che, secondo lui, “indebolisce la stessa Unione Europea”.
Stessa linea sostenuta anche da Deborah Bergamini di Forza Italia secondo cui il riconoscimento “per essere efficace e sostenibile non può che scaturire da un negoziato con Israele e non attraverso un riconoscimento unilaterale”, aggiungendo che per gli azzurri l’unica soluzione alle tensioni è quella di arrivare ai “Due Stati”. Ancor più dura la Lega con Paolo Formentini che aveva detto di “stare attenti alle conseguenze inintenzionali di azioni intenzionali. Riconoscendo lo Stato di Palestina noi premieremmo proprio Hamas, lo aiuteremmo a consolidarsi in quei territori”.
L’indignazione delle opposizioni per la mozione di maggioranza sul riconoscimento farsa dello Stato di Palestina
Del tutto diversa la posizione delle opposizioni con il vicepresidente del Movimento 5 Stelle, Riccardo Ricciardi, che aveva sottolineato come “i palestinesi sono ancora vittima di una mentalità neocolonialista occidentale di superiorità morale per cui siamo noi bianchi occidentali che dobbiamo decidere del loro destino, se possono o meno avere uno Stato, negando il loro diritto all’autodeterminazione, nonostante il diritto dei palestinesi a un loro Stato sia sancito da decine di risoluzioni delle Nazioni Unite. È una vergogna che il governo chieda di derubricare in una mozione la parola ‘catastrofe’ a ‘crisi’: cosa sono 39 mila morti, cos’è sparare su gente in fila per il pane? A voi non frega nulla di quella gente”.
Gruppo pentastellato che, in aperta polemica con la maggioranza, ha deciso di disertare il voto in quanto “gli impegni” messi nero su bianco sulla mozione delle destre “sono fumosi e comunque non vengono rispettati. Quindi non ci sottoponiamo a questa farsa”.