L’incontro tra Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ex capo politico del Movimento e David Casaleggio, figlio del fondatore Gianroberto, previsto per ieri doveva chiudere la tappa del Grand Tour, come si diceva nell’Ottocento, che lo ha portato ad incontrare a Roma nell’ordine Alessandro Di Battista, il gruppo dirigente di Rousseau e Giuseppe Conte. Tuttavia, per tutto il pomeriggio, si è aspettata notizia dell’incontro che fino all’ora di cena non c’è stato. Ma l’incontro fisico non è tanto importante quanto quello simbolico che ha una sua valenza perché è stato comunque annunciato.
Casaleggio che, come abbiamo scritto ieri, rappresenta più l’anima movimentista originaria vicino, tramite Di Battista, al sovranismo gialloverde non è mai stato favorevole all’alleanza nazionale con il Partito democratico che ha dato forma al governo giallorosso, ma si è adattato per “ragion di Stato”. Ora però sta sondando il terreno politico per vedere cosa succede principalmente in casa sua. Ed ancora manca un incontro fondamentale e cioè quello del figlio di Gianroberto con Beppe Grillo, che probabilmente avverrà a breve.
Di Maio sta giocando invece una sua attenta partita in proprio. Guarda con preoccupato interesse le smanie e il protagonismo del suo “amico” Di Battista. Di Maio, tramite Vito Crimi, aveva lanciato gli Stati Generali che la pandemia ha mandato a gambe all’aria, ma il suo obiettivo non può non essere quello di un ritorno alla guida del Movimento e/o Palazzo Chigi. Casaleggio invece è da tempo sponsor di Di Battista che, come detto lo rappresenta ideologicamente. Alessandro è l’unico capace di scalare il Movimento perché ha comunque un forte seguito sulla base ed è questo il suo vero punto di forza.
Davide, in questo momento, più che a Di Maio e Conte, pensa a Grillo che è il suo vero interlocutore ai vertici del Movimento, ma prima di affrontarlo aveva bisogno di incontrare tutti quelli che contano veramente e capire come la pensavano tra cui appunto il più “politico” e cioè Luigi Di Maio che si è sistemato in una posizione attendista e centrista in attesa di vedere quale piega prendano gli avvenimenti.
L’incontro tra di Maio e Casaleggio è la semifinale fondamentale per lo svolgersi della finale vera e propria, e cioè dell’incontro con il Garante in cui si giocherà il futuro del Movimento. Casaleggio jr, tuttavia, non può non confrontarsi di Maio che è ancora una pedina fondamentale della partita del potere politico pentastellato. Di Maio ha compiuto molti errori, alcuni dovuti all’inesperienza altri alla contingenza, altri ancora al non aver avuto il coraggio di rischiare con uomini esterni non legati al suo ambiente di provenienza.
Questo “provincialismo flegreo” lo ha indubbiamente svantaggiato dimezzando il clamoroso successo alle Europee. Tuttavia ha anche mostrato alcuni doti di resilienza in momenti difficili e questa capacità potrà tornargli utile qualora riuscisse a rimettersi in gioco. La sensazione è che Casaleggio lo voglia vedere per sincerarsi della sua attuale staticità e capacità di non nuocere in caso gli eventi lo spingano ad uscire allo scoperto con Di Battista.