Una casualità non da poco si abbatte sull’Ilva. Nel giorno in cui inizia il processo ai vertici dell’Ilva per disastro ambientale, dall’Europa arriva una nuova stangata per il nostro Paese. Lo Stato italiano è formalmente sotto processo di fronte alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con l’accusa di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto dagli effetti negativi delle emissioni dell’Ilva.
Bisogna ricordare che a febbraio la Corte aveva accettato la domanda di trattazione prioritaria del ricorso collettivo presentato da un gruppo di residenti di Taranto. I ricorrenti denunciano la violazione del diritto alla vita e all’integrità psico-fisica, in quanto le autorità nazionali e locali hanno omesso di predisporre un quadro normativo ed amministrativo idoneo a prevenire e ridurre gli effetti gravemente pregiudizievoli derivanti dal grave e persistente inquinamento prodotto dal complesso dell’Ilva. Contestata anche la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare, anche in conseguenza dei ripetuti decreti “salva Ilva” con cui il governo ha mantenuto in funzione l’impianto sotto la propria gestione.
DISASTRO AMBIENTALE – Intanto, come si diceva, al Palazzo di giustizia di Taranto ha preso il via la prima udienza del processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva. Alla sbarra ci sono 44 persone fisiche e tre società: tra gli imputati eccellenti, figurano i fratelli Fabio e Nicola Riva della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, l’uomo che rubò il microfono a un cronista che chiedeva conto a Emilio Riva dei morti di cancro causati dall’Ilva e ne rideva al telefono insieme a Vendola.
QUANTO POTREMMO PAGARE – Ma, in soldoni, a quanto potrebbe ammontare la multa in caso di condanna? Ecco, non parliamo certamente di briciole. Alla somma forfettaria, che per l’Italia ammonta a 8 milioni 863 mila euro (e che si paga anche nel caso in cui il recepimento venga effettuato nel corso del dibattimento), si aggiunge, in caso di condanna definitiva, una penalità di mora che oscilla invece da 10.700 a 642.048 euro al giorno. Tutto dipende dalla gravità e dalla persistenza della violazione. E in questo caso, la gravità non è certamente di poco conto.