Ieri il Movimento 5 Stelle, in collaborazione con il gruppo parlamentare europeo The Left, ha organizzato una grande manifestazione davanti lo stabilimento Stellantis di Mirafiori, a Torino. Sarah Disabato, capogruppo del M5S in Regione Piemonte, com’è andata e perché questa mobilitazione?
“Siamo stati davanti alla Porta 2 di Mirafiori, luogo simbolico per Torino. Hanno partecipato sindacati, associazioni e tanti cittadini. La partecipazione è stata importante, anche perché il tema qui in Piemonte è molto caldo. I primi interventi sono stati quelli dei sindacati, dei lavoratori e delle lavoratrici. Siamo al 18esimo anno di cassa integrazione: significa che i lavoratori vivono da anni in una condizione di precarietà e mancanza di risorse economiche. Le testimonianze sono state molto forti ed emozionanti. I temi principali sono due: il rilancio di Mirafiori, che a questo punto possiamo definire più come un salvataggio, e la tutela dei lavoratori. I piani di Stellantis parlano di una lenta dismissione: dobbiamo invece invertire la rotta, chiedere un piano industriale serio e lo stanziamento di risorse per sostenere il comparto dell’automotive. Anche perché rischiamo davvero di perdere un know-how straordinario, con competenze professionali preziose, radicate nel territorio, già minacciate dai prepensionamenti. Sono oltre 35mila i lavoratori che negli ultimi anni hanno abbandonato il nostro territorio e gli stabilimenti auto. A questo si aggiunge il tema delle piccole e medie imprese dell’indotto, anch’esse in forte difficoltà, e su cui regna un silenzio totale. Dall’altra parte, il secondo tema è il sostegno concreto ai lavoratori e alle lavoratrici in CIG da oltre 18 anni. Noi, come M5S in Piemonte, abbiamo proposto una misura di sostegno al reddito per i cassintegrati. La giunta Cirio ha approvato la proposta, ma è passato un anno e si fa ancora fatica a vedere risultati concreti. Chiediamo quindi di accelerare, per evitare che questi lavoratori cadano in stato di povertà”.
Il presidente di Stellantis, John Elkann, ha riferito in Parlamento sul futuro del gruppo. Vi ha rassicurato?
“In questi mesi si sono sentite tantissime parole sul futuro di Mirafiori e degli altri stabilimenti. Il punto è che alle parole non seguono mai i fatti. Vogliamo vedere segnali concreti che dimostrino la volontà di rilanciare il settore e Stellantis, anche attraverso nuove assunzioni. Le parole non bastano, né da parte dell’azienda né da parte della politica. Quel che serve sono azioni visibili sul territorio. Continuiamo a vedere capannoni deserti, dove un tempo c’era vita e lavoro. Ci aspettiamo di vedere Mirafiori tornare a vivere, come simbolo della ripresa industriale. Al momento, invece, la preoccupazione rimane fortissima”.
Il ministro Adolfo Urso ha proposto una riconversione dell’industria dell’auto in imprese della difesa.
“Una proposta del genere è un insulto. In particolare a Torino e in Piemonte, dove è nata l’automotive italiana, dove è cresciuto un patrimonio di know-how e competenze che ha reso questo settore grande a livello mondiale. Non si può cancellare tutto con un’ipotesi di riconversione bellica. Parliamo di armi, un settore quanto di più lontano possa esserci rispetto ai valori del M5S. Dunque rispediamo al mittente queste proposte e continuiamo a insistere per un piano serio di rilancio dell’automotive. Tutte le scuse legate al Green Deal sono un’offesa all’intelligenza dei sindacati, dei lavoratori e delle lavoratrici. La transizione ecologica è una sfida, ma noi abbiamo le competenze e gli strumenti per affrontarla. Purtroppo abbiamo perso il treno che altri Paesi, come la Cina, hanno già preso. Questa è la conseguenza della mancanza di visione e lungimiranza da parte del governo e di Stellantis”.
Ovvero?
“I tagli al fondo automotive, a livello nazionale, si sono sentiti. Dall’altra parte, Stellantis ha delocalizzato, ha prodotto esuberi, ha mandato lavoratori italiani all’estero. Tutto fa pensare che la direzione sia quella di disinvestire dall’Italia: una strategia chiara nelle politiche industriali del gruppo. Il governo non dà segnali rassicuranti: taglia i fondi al settore, non ha una visione sul rilancio dell’industria. Da 24 mesi assistiamo a un tracollo della produzione industriale. Urso, finora, non ha fatto alcun mea culpa. Servirebbe invece un piano concreto di rilancio, per tutto il Paese e in particolare per il Piemonte, storica regione capofila del settore. Ma a questa incapacità di gestione della crisi si sommano le scelte di Stellantis, che guarda ad altri Paesi per investimenti e nuovi modelli, abbandonando l’Italia”.
L’Europa, Italia inclusa, continua a pensare alle armi e non ai settori strategici della industria?
“Non solo automotive. Un tempo, qui a Torino e in Piemonte, fiorivano industrie in tanti settori. Ora vediamo solo capannoni vuoti, dismessi, in stato di degrado. Un tessuto economico che era forte e riconosciuto oggi è in crisi profonda. E non sarà certo l’industria bellica a ridargli vita. Dobbiamo puntare dove abbiamo già costruito: metalmeccanico, auto, spingendo sull’innovazione. Il futuro di Torino, del Piemonte e dell’Italia, deve essere un altro”.