Le Lettere

Stampa di regime

Nel 2016 i giornali e le tv parlavano di Ucraina e crisi del Donbass in termini opposti a quelli di oggi, come ricordava La Notizia (del 28 novembre, ndr). L’inversione della narrativa è avvenuta dopo l’elezione di Zelensky. Perché?
Ilde Corvara
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Gentile lettrice, in verità l’inversione non avvenne con l’ascesa di Zelensky nel 2019. Anche dopo quella data la stampa europea continuò a essere molto critica con Kiev. Ricordo in particolare articoli del Times e del Guardian che stigmatizzavano una riforma di Zelensky tesa a imbrigliare la magistratura e tutelare l’oligarchia. Il capovolgimento della narrativa contro/pro Ucraina è avvenuto dopo l’attacco russo, 24 febbraio 2022. Perché? Perché la stampa, lungi dall’essere il bulldog della democrazia, è il cane da guardia dei poteri forti. Rispondendo per riflesso condizionato al “richiamo” degli interessi statunitensi, i giornali all’unisono presero a raccontarci un’Ucraina “democratica” (fino al giorno prima tacciata di neonazismo), “libera” (fino al giorno prima un’autarchia dominata da oligarchi), “onesta” (fino al giorno prima corrottissima), “eroica” (fino al giorno prima terreno di scorrerie dei battaglioni neonazi), “idealista” (fino al giorno prima madre delle maggiori mafie), “baluardo dei valori occidentali” (fino al giorno prima il peggior lascito sovietico). L’inversione di tendenza fu repentina, brusca, stupefacente: tra cento anni, se e quando esisterà una vera democrazia, la cosa sarà portata come esempio perfetto di stampa asservita ai regimi finto-democratici. I nostri pronipoti studieranno “il caso Ucraina” nei manuali di giornalismo.

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