Chi l’ha vista? Chi l’ha letta? Chi sa qualcosa batta un colpo. Perché a quasi una settimana dalla sentenza con cui la Commissione contenziosa del Senato ha bocciato la delibera taglia-vitalizi, della suddetta sentenza non c’è ancora traccia. Né tantomeno delle sue motivazioni. è stata annullata tutta la delibera o solo in parte? Mistero fitto. Mentre la Camera, il 22 aprile, ha messo subito online la sentenza con cui il Consiglio di giurisdizione ha dichiarato nulle le norme troppo punitive nei confronti degli ex deputati malati e in difficoltà economiche, a palazzo Madama il testo è ancora missing. E le idee confusissime.
Maurizio Paniz, ex deputato di Forza Italia e avvocato di buona parte dei 771 ricorrenti, ha annunciato gioioso l’annullamento totale della delibera (“Faceva acqua da tutte le parti”), mentre il presidente Giacomo Caliendo (nella foto), altro forzista e vittima dei tagli, da ex magistrato (è stato tra i fondatori di Unicost, la corrente poi guidata da Luca Palamara) è stato più soft: “Aspettiamo di leggere le motivazioni”. E quelle, appunto, non sono ancora pubbliche. Come peraltro il testo della sentenza. Perciò sul da farsi è nebbia fitta: Andrea Marcucci, capogruppo Pd, ha chiesto di investire la capigruppo. Paola Taverna, vicepresidente M5S, ha invocato un intervento del Consiglio di presidenza: “Abbiamo chiesto alla presidente Casellati di inserire il tema vitalizi all’ordine del giorno del Consiglio di domani (oggi, ndr) sulle decretazioni, ma la risposta è stata No”.
Tutti, o quasi, chiedono di impugnare la sentenza. Ma al momento è impossibile. Non solo perché non si capisce chi dovrebbe impugnarla (l’amministrazione? O la presidente Casellati, cioè colei che ha nominato Caliendo e gli altri giudici che hanno bocciato i tagli?), ma anche perché non è chiaro, mancando il testo, su quali basi si potrebbe fare ricorso. Non sono in molti a scommettere, peraltro, sulla rapidità di Caliendo nello sfornare le motivazioni. Ma più dura la melina sulla sentenza, più i 5 Stelle rischiano di perdere, dopo il loro provvedimento-bandiera, anche la faccia. Così stanno valutando di mettere sul tavolo del Consiglio di presidenza (alla prima data utile) un’opzione atomica: chiedere la sospensiva della sentenza per procedere poi a una nuova delibera, immediatamente esecutiva. Ma è un’opzione praticabile? Anche qui, per ora, la nebbia è fitta. E nessuno speri che la Casellati venga in aiuto con una bussola.