Stallo per il centrosinistra in Liguria. E destre divise su Veneto e Campania

Per il dopo-Toti il M5S in Liguria candida il senatore Pirondini. Un vertice della coalizione progressista scioglierà il rebus.

Stallo per il centrosinistra in Liguria. E destre divise su Veneto e Campania

Sarà un vertice tra i protagonisti della coalizione progressista – dal Pd al M5S fino a Verdi e Sinistra italiana – a risolvere il rebus della scelta del candidato alla presidenza della Regione Liguria.

In Emilia Romagna e in Umbria l’intesa è stata semplice sul sindaco di Ravenna Michele De Pascale e sulla sindaca di Assisi Stefania Proietti. Ma in Liguria la scelta non è così facile.

L’ostacolo maggiore ancora una volta è rappresentato da Matteo Renzi. Il cui partito Italia viva sta in giunta al Comune di Genova con Marco Bucci, cioè la controfigura dell’indagato Toti, mentre alla Regione vuole correre contro Toti & compari delle destre, sostenendo l’ex ministro Pd Andrea Orlando.

In Liguria per il M5S scende in campo Pirondini

Ieri in un’intervista a Repubblica il senatore M5S Luca Pirondini ha annunciato di candidarsi alla presidenza della Regione Liguria, ma – ha spiegato – non è un’azione contro il Pd. E ancora: “Questa non è una candidatura contro Orlando, né tantomeno contro il progetto del campo largo in Liguria che, per noi, non è assolutamente in discussione. Il nostro ruolo nella coalizione è quello di garantire il perseguimento dei nostri ideali orginari e probabilmente anche di collante con le forze politiche a sinistra del Pd”.

La candidatura di Pirondini è stata avanzata dagli esponenti liguri del Movimento e suona come un messaggio per gli alleati. Come dire: ci sono valori non negoziabili. Lo stop a Renzi non è negoziabile. Peraltro questo non lo pensa solo il M5S ma è opinione comune a pezzi di sinistra e dello stesso Pd.

Per i Cinque Stelle, poi, sarebbe auspicabile un nome, come quello di Pirondini, fuori dalle logiche della solita nomenclatura e dei soliti giri di potere. Lo spiega bene Gaetano Pedullà, quando da europarlamentare M5S del collegio ligure, dice che “Orlando fa rima con Burlando”.

Tuttavia il M5S non ha alcuna intenzione di corse solitarie come è accaduto, senza successo, in Piemonte. Sempre Pedullà spiega che “il modello Mélenchon insegna: le desistenze all’ultimo momento possono far vincere alle urne, ma poi i litigi prendono il sopravvento e non si arriva al governo. Dunque, queste desistenze vanno realizzate prima, e non solo perché il MoVimento sosterrà i buoni candidati appena scelti col Pd in Emilia Romagna e in Umbria. Un fatto per cui è naturale che il Pd sostenga un candidato altrettanto buono scelto con i 5S in Liguria”.

Insomma l’auspicio è che alla fine un accordo con gli altri attori del campo progressista ci sarà. Ma senza rinunciare ai propri valori identitari. Una strada l’ha indicata il presidente del Pd, Stefano Bonaccini: “Italia viva lasci la giunta Bucci”. Ma è tutto da vedere se i renziani accetteranno il consiglio.

Le Regionali spaccano anche il centrodestra

Per quanto riguarda il fronte avversario, anche sul tavolo del vertice tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini di venerdì ci saranno le Regionali.

In Liguria i giochi non sono ancora chiusi ma avanza la candidatura di Ilaria Cavo, fedelissima dell’ex governatore. Più complicate però sono le interlocuzioni, sebbene le elezioni si prevedano il prossimo anno, per la partita in Veneto.

La Regione è contesa da tutti e tre i partiti del centrodestra. Forza Italia ha sparigliato le carte candidando Flavio Tosi.

La Lega, in cui finora ha comandato con percentuali bulgare il suo Luca Zaia, non intende mollare la guida della Regione. Ma c’è anche Fratelli d’Italia che, dopo aver segnato alle ultime europee un 37,6% in Veneto, intende reclamare un posto al sole al Nord.

E in prospettiva rischia di fomentare tensioni anche la Campania. Anche qui a fare un passo in avanti sono sempre gli azzurri. L’eurodeputato e coordinatore regionale di FI in Campania, Fulvio Martusciello, si è già fatto avanti.