Sembra proprio che foraggiare la politica fosse una sorta di missione per l’imprenditore Luca Parnasi. Almeno questo è il sospetto della Procura di Roma che ha chiuso l’ultimo troncone dell’inchiesta sullo Stadio della Roma, quello che faceva riferimento ai finanziamenti illeciti ai partiti italiani veicolati attraverso alcune fondazioni. A farne le spese ben sette persone, per le quali è probabile una prossima richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm, tra cui spiccano i nomi dell’attuale cassiere della Lega, Giulio Centemero, e quello dell’ex tesoriere dem – ora passato a Italia Viva – Francesco Bonifazi a cui, però, è contestato anche il reato di false fatturazioni.
IL CASO DEM. In relazione al filone su Bonifazi, è accusato di finanziamento illecito anche Gianluca Talone, commercialista di Parnasi, mentre a Domenico Petrolo, responsabile delle relazioni esterne nonché fundraising di Eyu, quest’ultima fondazione considerata strettamente legata al Partito democratico, viene contestata l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Uno spin off in cui i sospetti del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dei pubblici ministeri Barbara Zuin e Luigia Spinelli, si sono concentrati sul versamento di 150 mila euro alla fondazione Eyu, da parte del costruttore romano. Un pagamento in chiaro, ossia regolarmente registrato e perfettamente tracciabile, che scandagliando conti, atti e documenti, avrebbe portato alla scoperta di almeno una fattura che ha fatto drizzare le antenne dei magistrati.
I soldi finiti alla fondazione vicina ai dem attraverso due distinti bonifici, stando all’avviso di conclusione indagini, sarebbero pari a 150 mila euro. Importi che erano serviti a pagare uno studio, commissionato da Parnasi ad Eyu, in merito al rapporto tra gli italiani e la casa. Peccato che questo lavoro, almeno stando alle valutazioni fatte dagli esperti della Procura di Roma, presentava almeno due stranezze. La prima è che la fondazione non rientrava tra quelle specializzate nel settore, per questo i pubblici ministeri si sono domandati come mai Parnasi avesse scelto di affidarsi proprio a loro, e che il valore reale dello studio risultava assai più basso della cifra effettivamente pagata. La seconda, invece, è quella che ha fatto scattare l’ipotesi di finanziamento illecito perché, forse per una semplice coincidenza, tutto avveniva proprio nel bel mezzo della campagna elettorale delle scorse elezioni politiche. Accuse da cui Bonifazi si è sempre difeso con forza, negando ogni addebito e minacciando querele.
LA PARTITA LEGHISTA. Un’inchiesta che ha interessato anche il tesoriere del Carroccio, Giulio Centemero a cui viene contestato il solo finanziamento illecito. Un ulteriore rivolo della maxi indagine sullo Stadio della Roma in cui è indagato anche Andrea Manzoni, attuale revisore legale del gruppo Lega-Salvini al Senato, e che ha visto i magistrati scandagliare ai raggi X due pagamenti, per complessivi 250 mila euro, erogati tra il 2015 e il 2016 sempre da Parnasi, attraverso la società Pentapigna, alla fondazione Più Voci, presieduta proprio da Centemero e ritenuta legata al Carroccio.
Una contestazione che il cassiere della Lega ha sempre respinto al mittente spiegando che il pagamento non sarebbe altro che una regolare erogazione effettuata ad un’associazione culturale che, contrariamente da quanto sostenuto dai magistrati, non sarebbe affatto collegata alla Lega. Ma c’è di più perché il tesoriere, come ribadito mesi fa nella sua memoria, aveva spiegato, documenti alla mano, anche che quei soldi non sarebbero stati impiegati per attività del partito.