Il nuovo (e già contestato) Decreto Giustizia doveva arrivare ieri in Consiglio dei Ministri, ma l’assenza dei ministri di Forza Italia lo ha fatto slittare. E’ solo questione di tempo, però, perché il nuovo testo che contiene l’ennesimo bavaglio per i magistrati arriverà presto. Probabilmente già venerdì prossimo.
La “convenienza” per chiudere la bocca ai giudici
Stavolta la parola chiave individuata dal governo per chiudere la bocca ai giudici (evitandone le prese di posizione pubblicche su temi scottanti) è “convenienza”. In pratica la riforma in cantiere prevederebbe che se un magistrato prende posizione su un determinato tema, con un’intervista o un articolo di giornale, non potrà più occuparsi di procedimenti che potrebbero avere attinenza anche indiretta con quel tema.
Fino a oggi la legge prevedeva chiari casi nei quali il giudice o il pm si deve astenere da un fascicolo. Con la riforma, ai “casi previsti dalla legge” si aggiungono quelli nei quali “sussistono gravi ragioni di convenienza”. Concetto più che mai labile e opinabile. E chi decide cosa sia “conveniente” e cosa no? Il compito toccherà di fatto al ministro della Giustizia, il quale potrà esercitare l’azione disciplinare, mandando a giudizio le toghe “disobbedienti” davanti al Consiglio superiore della magistratura.
Per Santalucia (Anm) “la norma è scritta male”
“Una volta che è stato abolito l’abuso d’ufficio” e quindi “la norma che prevedeva in generale un dovere di astensione nei casi di conflitto di interessi, si pone il problema di ripristinare una norma generale sul conflitto di interessi per i magistrati”, ha spiegato conciliante il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. Che però, avverte: “Il conflitto di interessi non riguarda la libertà di parola e la possibilità di intervenire nel pubblico dibattito. È un’altra questione, molto tecnica”, ha affermato. “Il pericolo che possa essere letta in maniera allargata c’è e quindi – ha concluso – va scritta meglio”.
Unicost: “Così si limita la libertà di espressione dei magistrati”
Critiche al provvedimento del governo arrivano anche dalla corrente centrista della Magistratura, Unicost, secondo la quale “la norma rischia di sanzionare i magistrati per le loro opinioni scientifiche o per interpretazioni costituzionalmente orientate delle leggi. Sanzionare disciplinarmente le loro opinioni in virtù di una presunta “convenienza” ad astenersi limiterebbe la libertà di espressione e inaridirebbe il confronto tra magistratura, avvocatura, accademia e politica”.
Ma il governo tira dritto. Sisto: “Evitare opinioni e materie giudicate”
Obiezioni senza fondamento, per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, per il quale “C’è un diritto che tutti i magistrati hanno di esprimere le proprie opinioni, ma va commisurato alla materia di cui si devono occupare. Quindi, le gravi ragioni di convenienza servivano e serviranno, se la norma passerà in Consiglio dei Ministri, semplicemente per evitare che ci siano sovrapposizioni fra opinioni e materie da giudicare”.