La Sveglia

Spunta il daspo sindacale e i diritti diventano un lusso

Adesso spunta persino il daspo sindacale: il caso di Campi Bisenzio diventa lo specchio dei tempi.

Spunta il daspo sindacale e i diritti diventano un lusso

Si può disquisire a lungo sul concetto di reputazione. Lo si può legare al fascino di un marchio, all’eleganza di un prodotto, all’aura di lusso che avvolge certi nomi. Ma in Italia la reputazione di un brand può calpestare diritti fondamentali, trasformandosi in una querelle grottesca? Il caso Montblanc è indicativo. I lavoratori pachistani e afghani di Campi Bisenzio, pagati tre euro l’ora per turni di dodici ore, hanno osato chiedere condizioni dignitose. In cambio, il marchio ha chiesto il daspo sindacale per vietare proteste vicino alla boutique di via Tornabuoni. Una richiesta che tenta di sigillare la facciata dorata del lusso, eliminando il rumore fastidioso delle proteste.

Il sindacato Sudd Cobas denuncia: l’azzeramento delle commesse ai fornitori cinesi è una ritorsione. Montblanc si trincera dietro il mancato rispetto del codice etico. E gli stipendi da fame lamentati dai lavoratori? Si dirà che i lavoratori non vinceranno. Si dirà che i sindacalisti sono rompicoglioni, come scriveva Valerio Evangelisti. Ma tornano in mente le parole di Stig Dagerman: “È necessario ribellarsi… per non morire di vergogna”.

Che Montblanc osi una battaglia legale simile è significativo: non temono il danno d’immagine. Forse sperano che l’opinione pubblica, distratta, volti lo sguardo. Ma la storia insegna che i simboli resistono più delle merci e che i diritti conquistati non si cancellano con un colpo di spugna. Resta il vuoto lasciato da chi lottò per quei diritti e oggi non potrebbe credere a questo sfacelo. Raccontare è l’unico antidoto contro l’indifferenza.