Trenta milioni di risparmi all’anno. Di più: cento nel giro di tre anni. Chi si ricorda le promesse di Matteo Renzi e Marianna Madia nel 2015, ai tempi della riforma che ha soppresso il Corpo Forestale dello Stato? Risparmi, efficienza, riduzione dei corpi di polizia (passati, il 1° gennaio 2017, da 4 a 5) erano le parole d’ordine. Ma a distanza di quattro anni le audizioni in corso alla Camera, dove le commissioni Affari costituzionali e Difesa stanno discutendo tre proposte di legge (autori Maurizio Cattoi, M5S, Silvia Benedetti, Misto, e Luca De Carlo, FdI) sulla costituzione di una nuova polizia ambientale civile, raccontano un’altra storia.
Il Corpo forestale è sempre stato il meno costoso dei corpi di polizia: 495 milioni il bilancio 2015, di cui 460 per gli stipendi di 7.781 forestali e 1.400 operai, più 35 milioni per investimenti, attività e leasing degli elicotteri antincendio. In cassa entravano, però, 29 milioni di euro in sanzioni, portando a 466 milioni il costo effettivo del Corpo.
BAGNO DI SANGUE. E dopo? L’ultima legge di bilancio ha stanziato, per l’“approntamento e impiego dei Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare” (Cufaa), circa 492 milioni per il 2021 e altrettanti per il 2022, saliti a 502 per il 2023. “Eppure i Carabinieri forestali sono oggi circa 1.300 unità meno del Cfs”, calcola Alessandro Cerofolini, portavoce della Federazione per la rinascita forestale e ambientale. “La spesa pro capite è salita di almeno 21mila euro”. Quanto agli ex forestali finiti nei Vigili del Fuoco, al Mipaaf, alla Polizia o alla Guardia di Finanza, costano almeno altri 30 milioni l’anno. Altro che risparmi.
SPESE A GOGO. Il buon giorno si è visto dal mattino. “La riforma stessa prevedeva nuovi costi per l’erario”, ricorda Cattoi: stanziava, per il 2017, 2.200.000 euro per i corsi di “armonizzazione” destinati agli ex forestali finiti in altre amministrazioni. Ed era solo l’inizio. Formazione, nuove divise (costo stimato: circa 7 milioni), armamento, adeguamento agli standard militari degli immobili, dei veicoli, delle reti informatiche, nulla è stato regalato. Solo per l’approntamento del Cufaa, il nuovo Comando dei Carabinieri forestali, sono stati stanziati 8 milioni per il triennio 2017-2019.
Nella nota di aggiornamento del Def 2017 sono diventati 15, quasi il doppio, per il triennio 2018-2020. Ancora più alto è stato il conto nel 2018: 33.571.551 euro. “Il conto della spesa lievita di audizione in audizione, perché in ogni settore il presunto risparmio si è tradotto in spreco, duplicazione, inefficienza”, allarga le braccia il deputato. E anche in cenere: nella terribile estate del 2017, la prima senza il servizio di antincendio boschivo della Forestale, sono bruciati ben 62 mila ettari di bosco, quattro volte quanto nell’intero 2016. Con danni economici e ambientali di quasi 5 milioni.
Per non parlare delle spese per la gestione del parco elicotteri e delle sedi: alle stelle. Flotta e personale antincendio sono stati smembrati tra Carabinieri e Vigili del fuoco, e da 16 elicotteri disponibili nel 2015 si è scesi a 7 nel 2017. Al posto della manutenzione in house ora ci sono costosi contratti esterni, che per i soli carabinieri registrano incrementi dal 48 al 141 per cento. Il conto finale? Ancora sconosciuto. Da nessuna parte, però, si intravvede un risparmio.