Mentre gli italiani erano bloccati in file estenuanti sotto il sole cocente di agosto, in viaggi per recarsi in vacanza al Sud che si trasformano puntualmente in un’odissea, alla ditta incaricata dei lavori di sistemazione della Salerno-Reggio Calabria veniva riconosciuto dall’Anas un premio milionario per ultimare prima le opere. Fondi pubblici elargiti nonostante tali extra non fossero minimamente previsti nel bando, nel capitolato e nel contratto d’appalto, che invece già comprendevano una serie di attività che la ditta appaltatrice doveva svolgere per favorire l’esodo. E come se non bastasse tutto quel denaro non è servito neppure a far chiudere prima i cantieri.
Uno sperpero di risorse pubbliche. In gergo un danno erariale. E per l’ex amministratore unico dell’Anas, Pietro Ciucci (nella foto), e altri sette potenti dirigenti della società che si occupa delle strade italiane è arrivata la condanna della Corte dei Conti del Lazio: dovranno risarcire 26 milioni e mezzo di euro. Dopo cinque anni di indagini, delegate alla Guardia di finanza, la Procura contabile si è convinta dello sperpero di denaro relativo al premio concesso all’Uniter Consorzio Stabile srl, nell’ambito dei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e più precisamente del macrolotto da 11 chilometri nel Comune di Morano Calabro, in provincia di Cosenza. Ben 26,4 milioni. Per un progetto già lievitato notevolmente.
Tanto che l’appalto era stato aggiudicato per 244,7 milioni e poi, tra progettazione definitiva e varianti, era arrivato a 331,6. Un bonus per “eliminare o alleviare l’impatto della presenza del cantiere sugli esodi previsti per le estati e gli inverni 2012, 2013 e 2014”. Che non era previsto però dalla gara d’appalto, era vietato dalla normativa e non ha portato neppure i benefici auspicati. Tanto che le opere sono state ultimate soltanto il 30 dicembre 2014 ed era previsto che venissero concluse il 5 giugno successivo. Oltre 26 milioni di euro dunque per accelerare di appena sei mesi. Gli inquirenti non hanno avuto dubbi: “Il fatto illecito è costituito dalla duplicazione di pagamenti allo stesso titolo, in quanto erano già previste specifiche disposizioni per affrontare il traffico tipico dei periodi di esodo, finalizzate proprio a garantire, a spese e con oneri tutti dell’associazione temporanea d’imprese la corretta e regolare circolazione dei mezzi”.
E’ stato così mandato a giudizio l’ex amministratore Ciucci, per nove anni alla guida della società, a cui ha detto addio nel 2015 solo dopo una serie di crolli sulle strade gestite dalla spa. Un manager potente, da una vita al timone delle partecipate, ex direttore dell’Iri e amministratore della società del Ponte sullo Stretto. E con Ciucci sono stati mandati a giudizio Antonella Accroglianò, coordinatore tecnico amministrativo Anas, nota come la Dama Nera nella maxi inchiesta sul ramificato sistema corruttivo interno alla società, Salvatore Giuseppe Tonti, vice direttore della Salerno-Reggio Calabria, Alfredo Bajo, direttore centrale nuove costruzioni, Gavino Angelo Giuseppe Coratza, condirettore generale tecnico, Daniele Tornusciolo, responsabile dell’unità gare e contratti, Sandro Assunto, direttore dei lavori del macrolotto, e Giuseppe Meli, responsabile unico del procedimento. Tutti ora ritenuti responsabili del danno erariale per “colpa grave” e condannati a risarcire l’Anas. Per i giudici “hanno violato le regole di buona amministrazione e di economicità dell’azione amministrativa”.