Un nuovo scandalo ha investito viale Mazzini. Nel corso di Anni 20, il nuovo magazine di Rai 2 condotto da Francesca Parisella, è stato mandato in onda un servizio smaccatamente antieuropeista. Partendo dal regolamento approvato dagli Stati membri dell’Ue sulla proposta della Commissione europea che consente l’uso di vermi della farina gialli essiccati come nuovo alimento, per arrivare alla gestione dell’emergenza coronavirus e al Recovery, l’attacco all’Ue è stato frontale.
Forte l’imbarazzo dell’Italia nei confronti di Bruxelles. Ma da parte dei sovranisti di casa nostra ancora una volta sembra valere la doppia morale. Tanto Fratelli d’Italia quanto la Lega, che davanti a inchieste pesanti e documentate di Report hanno lanciato numerose accuse alla trasmissione diretta da Sigfrido Ranucci, chiedendo l’intervento della stessa Vigilanza, ieri è stata tutta una difesa di Anni 20 in nome del diritto al pluralismo.
IL CASO. Dopo la messa in onda del servizio proposto da Anni 20, il renziano Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, ha parlato di “disinformazione, falsità, attacco infondato all’Europa proprio mentre ai vertici ci sono alte personalità italiane e l’europeismo grazie al governo Draghi è ormai condiviso da tutti in Parlamento”, preannunciando la richiesta di un intervento della stessa Commissione di cui fa parte. Dure le prese di posizione poi del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle. “Il servizio andato in onda è pura disinformazione.
Il servizio pubblico dovrebbe sempre produrre una informazione imparziale, documentata ed equilibrata”, ha dichiarato l’eurodeputato pentastellato Mario Furore. “Quanto è avvenuto – ha affermato la senatrice dem Monica Cirinnà – è l’ultimo caso di grave disinformazione verificatosi nel servizio pubblico. Ogni aspetto della vita politica e sociale è stato piegato e distorto per convenienza di parte”. Una trasmissione che ha portato Antonio Parenti, capo rappresentanza della Commissione europea in Italia, e Carlo Corazza, capo ufficio del Parlamento europeo in Italia, a scrivere una lunga lettera al direttore di rete Rai Ludovico Di Meo (nella foto).
“Le deduzioni tratte nel servizio – viene sottolienato nella nota – si basano su elementi falsi, tendenziosi o totalmente travisati. Sappiamo che è difficile comunicare esattamente le dinamiche politiche europee a causa della complessità istituzionale, ma preoccupa gravemente l’analfabetismo europeo da parte del servizio pubblico e la mancanza di controllo sulle informazioni che vengono date al pubblico”. Parenti e Corazza auspicano quindi un intervento di Di Meo, per “evitare futuri scivoloni di questa portata, dovuti a carenza di precisione, che danneggiano prima di tutto i cittadini italiani”. Abbastanza per far infuriare l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, costretto a giustificarsi per l’ennesimo scandalo e deciso a prendere provvedimenti.
SOVRANISTI. E RISERVATI. Alle destre, sempre pronte a chiedere provvedimenti contro Report e altre trasmissioni loro sgradite, in particolare quando fanno documentati approfondimenti su fatti e misfatti che coinvolgono la politica, il servizio antieuropeista invece è piaciuto. E non poteva essere altrimenti. Matteo Salvini ha definito singolare e preoccupante che l’amministratore delegato della Rai si scomodi e annunci provvedimenti contro una trasmissione “che ha giustamente messo in luce i paradossi dell’Unione europea in tema di alimentazione”.
Il leader della Lega non ha poi perso l’occasione per dire che “Salini non ha ancora trovato il tempo di occuparsi del caso Fedez”, sostenendo che quello avrebbe creato un danno di immagine irreparabile all’azienda, “oltre ad aver denigrato ingiustamente una dirigente, ma si affretta a difendere chi vorrebbe portare sulle nostre tavole cavallette, carne artificiale e vino annacquato”. “Qualunque provvedimento disciplinare sarebbe una ferita alla libertà di stampa e di opinione”, sostiene. Stessa linea di Fratelli d’Italia.
“Il Pd grida allo scandalo e invoca il bavaglio contro la trasmissione Anni 20 per questo servizio sarcastico che osa criticare l’Unione Europa. A quanto pare – ha affermato Giorgia Meloni – il diritto di critica è un privilegio riservato solo a chi la pensa come loro. Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che i vertici della Rai, il servizio pubblico pagato con i soldi degli italiani, piuttosto che difendere il pluralismo fanno sapere di essere pronti alla censura. Questa è la loro libertà di pensiero”. La doppia morale sovranista è servita ancora una volta.