Il capitano di fregata Walter Biot è stato condannato a 20 anni di reclusione dai giudici della Corte d’Assise di Roma. L’ex ufficiale di Marina Militare era accusato di aver passato documenti segreti ad un diplomatico russo in cambio di 5mila euro. La presidenza del consiglio ed il ministero della difesa dovranno essere risarciti dall’ex ufficiale.
L’ex ufficiale della Marina era stato arrestato dal Ros mentre vendeva documenti segreti a uno 007 russo
Nei confronti dell’imputato è stata decisa una pena maggiore rispetto a quanto chiesto dalla Procura, che con il pm Gianfederica Dito aveva sollecitato 18 anni di reclusione. Biot è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere ed era stato già condannato dalla Tribunale militare di Roma a 30 anni di reclusione.
Il Tribunale militare di Roma aveva già condannato l’ex ufficiale della Marina a 30 anni
Biot oggi è stato condannato davanti alla magistratura ordinaria per tutte le accuse a lui contestate: spionaggio, rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete e corruzione. In base alle contestazioni Biot avrebbe in pratica passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5 mila euro. Per questo venne arrestato il 30 marzo 2021, nel parcheggio di un supermarket dai carabinieri del Ros e dall’antiterrorismo. Nel marzo scorso il tribunale militare della Capital ha condannato l’ex capitano di fregata a 30 anni di carcere. Il processo d’appello dovrebbe concludersi entro le prossime settimane.
Il suo legale: “Siamo certi che prima poi ci sarà un giudice che riconoscendo i diritti dovrà riconsegnare Walter Biot alla sua famiglia”
“Walter Biot è determinato. Quella che abbiamo di fronte è una battaglia per lui, ma anche di civiltà giuridica affinché nessuno possa essere giudicato a prove segrete” ha detto il difensore dell’ufficiale di Marina, l’avvocato Roberto De Vita, dopo la sentenza di condanna a 20 anni per il suo assistito, per l’accusa di spionaggio. “Siamo passati da 30 anni a 20 anni – ha spiegato il penalista che assiste Biot insieme con il collega Antonio Laudisa – questo significa che più si approfondisce e si ragiona su come questo processo ha fatto spostare la bilancia della giustizia verso la ragion di Stato, più che verso lo stato di diritto, le pene si riducono e siamo solo in primo grado. Proseguendo così e conoscendo quel che viene in Appello e in Cassazione siamo certi che prima poi ci sarà un giudice che riconoscendo i diritti dovrà riconsegnare Walter Biot alla sua famiglia”.