C’è un che di curioso andando a curiosare tra le tante spese, molte delle quali ovviamente legittime, di Palazzo Chigi. Occhio alle date: il 4 dicembre gli italiani sono chiamati a decidere se accettare la riforma costituzionale Renzi-Boschi oppure se rifiutare i capitali cambiamenti specie in riferimento al Senato. Sappiamo bene com’è andata: il 59,2% dei votanti ha deciso di mantenere lo status quo senza apportare quelle modifiche su cui Matteo Renzi tanto contava. Fin qui, tutto chiaro e, soprattutto, tutto noto. Quel che invece non si sa è che, prima dell’insediamento dell’attuale premier, Paolo Gentiloni (avvenuto il 12 dicembre scorso), Renzi ha pensato bene di approvare una delibera specifica: “stampa della pubblicazione ‘Resoconto sull’attività del Governo’”. Per carità, non parliamo di una spesa capitale, trattandosi di cinquemila euro circa, ma stupisce che la pubblicazione di mille libri da 170 pagine ricadano sulle casse pubbliche. Anche perché a scorrere le pagine dell’opuscolo (basta andare sul sito del dipartimento “Programma di Governo” per visionarlo) è evidente come l’opera, nel ricalcare le azioni dell’Esecutivo di marca renziana, esprima ovviamente un giudizio non proprio imparziale: “Il Governo Renzi – si legge nella prefazione – sin dal suo giuramento, ha avuto al centro della propria azione la ferma volontà di aprire una stagione di riforme, da quelle istituzionali a quelle economiche, per affrontare nodi irrisolti e scelte troppo a lungo rinviate, con uno sforzo riformatore che viene da lontano e lontano deve andare”. Insomma, un prologo da standing ovation e su cui, però, forse non proprio tutti gli italiani sono dello stesso avviso. L’importante però sono i destinatari. A chi andranno infatti queste mille copie? “I libri – ci dice Roberto Marino, capo dipartimento Editoria – hanno avuto per destinatari, come in altre analoghe occasioni, amministrazioni statali, enti pubblici e altre istituzioni”. Che, insomma, è importante conoscano i meriti di Renzi.
Le altre spese – Ma non è finita qui. Perché scartabellando tra le varie spese di Palazzo Chigi, ci si trova di tutto. Dai corsi di aggiornamento per dirigenti e funzionari (90mila euro) fino a sondaggi di ogni tipo. Per dire: la presidenza del Consiglio ha speso 20mila per un’indagine sul gradimento del Servizio Civile (che peraltro è poi partito con notevole ritardo), senza dimenticare i 4mila euro pagati all’Istituto Piepoli per un sondaggio sulla “percezione in merito alla ricorrenza del 60esimo anno dalla firma del Trattati sull’Unione Europea”. A proposito di Europa, curiosa anche la spesa (23mila euro) per la mostra multimediale “L’Italia in Europa. L’Europa in Italia”. E poi, ancora, abbonamenti a giornali e riviste per ogni dipartimento: l’ultimo contratto è l’abbonamento a l’Ansa da parte della Protezione Civile, per circa 12mila euro. A proposito del dipartimento di Fabrizio Curcio: ha chiesto uno studio all’università La Sapienza da 19mila euro per ideare uno strumento specifico “di rilevazione e valutazione stress lavoro”. Chissà, speriamo tutti serva se dovesse ripiombare sull’Italia un’altra catastrofica emergenza e se si dovesse gestire un’altra ricostruzione. Speriamo, questa volta, con meno intoppi.
Tw: @CarmineGazzanni