Spese militari, ora l’obiettivo è superare il 2% del Pil in armi

Spese militari, dopo le richieste di Trump, ora l’obiettivo dell'Italia è di superare il 2% del Pil in armi

Spese militari, ora l’obiettivo è superare il 2% del Pil in armi

Il nostro Paese è destinato a spendere di più, molto di più, per le armi. Perché ce lo ordina il nuovo capo del mondo Donald Trump e non possiamo dirgli di no. A ribadire il concetto ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto, rispondendo a una domanda relativa alle dichiarazioni del presidente eletto Trump, il quale ha chiesto ai membri dell’Alleanza Atlantica di spendere il 5 per cento del Pil per la difesa. “Non solo Trump”, ha spiegato il ministro, “perché la stessa cosa la chiede la Polonia, la chiedono i Paesi baltici, la stessa Germania. Tutti i Paesi chiedono un aumento della spesa militare nella Nato”.

Tuttavia Crosetto – bontà sua e del governo Meloni – non sembra intenzionato a portare subito il livello di spesa italiano ai desiderata di The Donald: “Che la nuova asticella sia fissata al 2,5 per cento al 3, o al 4 o al 5 per cento”, ha spiegato, “lo deciderà la prossima Assemblea Nato che si terrà indicativamente a giugno-luglio. Non penso – aggiunge – che sarà il 5 per cento, che in questo momento sarebbe impossibile per quasi tutte le nazioni al mondo. Però, come dico da tempo non sarà più il 2, che noi fatichiamo già a raggiungere, ma sarà più del 2 per cento”. Del resto, ha concluso il ministro, “non è una novità, lo dico da un anno e mezzo, quindi mi dispiace aver avuto ragione”.

Spese militari, ora l’obiettivo è superare il 2% del Pil in armi

Pessime notizie, insomma, per tutti quegli italiani che vorrebbero indirizzare le poche risorse disponibili su Sanità, Istruzione e Pensioni. Ottime per tutte quelle società che stanno facendo centinaia di miliardi con gli armamenti. Come Leonardo. Non a caso, ieri, l’azienda ha registrato un balzo a Piazza Affari, guadagnando il +4,08 per cento. O Fincantieri, che ha chiuso “solo” col +2,9 per cento.

Per il governo Meloni, quindi, spendere per le armi non solo è possibile, ma ormai è dato per scontato. Doveroso. Ma non si tratta di una spinta solo italiana. Sempre ieri il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che “la Nato è il più importante strumento della nostra difesa e un pilastro centrale delle relazioni transatlantiche. Così come dei rapporti fra gli Stati europei con il Canada e Usa”. Per il cancelliere, che si appresta ad affrontare un turno elettorale, la situazione della sicurezza in Europa è “molto tesa” e la “reazione deve essere determinata e ponderata”, quindi “in forte accordo con i nostri partner rafforzeremo la nostra difesa”, ha aggiunto. E i produttori di armi ringraziano sentitamente.