Il gup di Firenze ha disposto il rinvio a giudizio per l’ex presidente di centrosinistra della Regione Toscana, Enrico Rossi (nella foto), accusato di falso ideologico nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nelle spese sostenute nella campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015. A processo anche il commercialista Luciano Bachi, in qualità di suo mandatario elettorale.
La prima udienza, che li vedrà in qualità di imputati, è fissata per il 18 febbraio 2022. Per l’accusa, Rossi – passato negli ultimi anni dal Pd ad Articolo Uno e poi tornato al Pd -, difeso dall’avvocato Gaetano Viciconte, avrebbe indotto in errore il collegio regionale di garanzia elettorale presso la corte di appello di Firenze, dichiarando di aver speso circa 59.000 per la campagna elettorale, a seguito di contributi ricevuti per circa 70.000 euro.
In realtà, secondo quanto accertò l’inchiesta che ha portato il pm a formulare la richiesta di rinvio a giudizio, Rossi avrebbe ricevuto e speso denaro ulteriore per circa 600.000 euro. Sotto la lente della Procura sono finite, in particolare, le due dichiarazioni rese all’ufficio elettorale della Corte d’appello e alla Regione. La prima, rilasciata da Rossi e Bachi, era relativa alle spese affrontate anche prima dell’indizione dei comizi elettorali, come la pubblicazione di un libro e le spese per le campagne sui social network. E per questa accusa è stato rinviato a giudizio. L’ex presidente è stato invece prosciolto dal gup, con la formula perché il fatto non sussiste, dall’accusa di falso ideologico per irregolarità contenute nella dichiarazione presenta alla Regione.
“Sono stato ascoltato una volta dai magistrati tanto tempo fa – aveva detto ad aprile lo stesso Rossi -, credevo fosse finita lì, non ho saputo più nulla. Insomma sapendo come mi sono comportato credevo fosse chiusa lì. Comunque sia, sono tranquillissimo e credo che la magistratura faccia bene a fare il suo lavoro fino all’ultimo dubbio che può avere. Io e il mio legale abbiamo dimostrato che è stato fatto tutto lecitamente, nel rispetto della legge. Per questo sono, ripeto, tranquillissimo”.
Rossi è attualmente indagato a Firenze anche per la gara regionale per il tpl (leggi l’articolo). L’inchiesta, in questo caso, riguarda la gara per il trasporto pubblico su gomma (4 miliardi per 11 anni) vinta da Autolinee Toscane (gruppo francese Ratp), battendo Mobit, consorzio di imprese toscane. Gli indagati, compreso il presidente della Regione, sono 7 e le accuse ipotizzate dai pm fiorenti sono abuso di ufficio, turbativa d’asta, induzione a promettere o dare utilità.