di Fabrizio Gentile
Il governo sta valutando l’ipotesi di congelare le pensioni più elevate, riducendo l’indicizzazione degli assegni che superano di 6 volte l’importo minimo, e di destinare gli eventuali risparmi “in un’ottica di solidarietà”. Lo afferma il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, in audizione nella commissione Lavoro della Camera. Il governo, spiega Giovannini, “è intenzionato a mantenere” anche per il 2014 il meccanismo che “rappresenta un significativo aumento” per le pensioni nel 2013, e che prevede “l’indicizzazione per importi fino a 3 volte minimo”. Per gli anni successivi l’indicizzazione sarà al 75% anche per gli superiori a 6 volte. Il governo, spiega il ministro, sta valutando una rivalutazione del sistema, per “ridurre l’indicizzazione delle pensioni più elevate’’. Il risparmio generabile, che sarà limitato visto il basso numero di pensioni elevate, “potrebbe essere utilizzato in ottica solidarietà”. “L’uso della deindicizzazione parziale per le pensioni molto elevate è uno strumento che contiamo di usare, a partire dal 2015”, sottolinea il ministro. Avrà un “effetto significativo per i singoli soggetti interessati dal provvedimento” ma, ribadisce Giovannini, sarà “relativamente piccolo per il complesso perché stiamo parlando di un numero di pensioni limitato”. Pertanto i risparmi che potrebbero essere generati dal parziale congelamento delle pensioni più elevate, conclude, “da soli non sono sufficienti a spingere verso alto le pensioni base”. “Sulle pensioni – ha detto il ministro – voglio precisare una cosa che è stata riportata male: i primi 1.500 euro verranno indicizzati al 100% i secondi 1.000 al 90%, infine i terzi 500 al 75%. Gli ulteriori contributi non verranno indicizzati. Questo significa che tutte le pensioni verranno indicizzate, ma per fasce progressive ed è diverso dal dire che le pensioni superiori ai 3.000 euro non verranno indicizzate”. Infine Giovannini ha parlato della riforma Fornero e delle proposte presentate in parlamento sulle modifiche in termini di maggiore flessibilità di uscita, giudicate dal ministro «incompatibili» con i conti pubblici. La legge Fornero è invece stata giudicata positivamente in termini di risparmi per le casse dello Stato.