Sempre più disarmante il quadro che viene fuori sui reato contro l’ambiente. Il 2014 si è chiuso con un bilancio che parla di 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi. Ancora una volta è il settore dell’agroalimentare a rivestire un ruolo determinante: è lì che le mafie hanno puntato gli occhi con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro. I dati emergono dal rapporto Ecomafia 2015 presentato ieri a Roma da Legambiente.
DOVE SI DELINQUE MAGGIORMENTE
Sono quattro le regioni con un’incidenza maggiore: Puglia, Sicilia, Campania e Calabria. E in questi quattro territori che si sono registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni, ben 14.736. In controtendenza rispetto agli altri anni il calo dei reati in Campania, misurabile nell’ordine del 21%, in particolare nella provincia di Napoli, dove la riduzione è stata del 36%. Il Lazio, al quinto posto, è la regione del centro con più ecoreati.
ECOREATI: ORA SI PAGA
“Quella del 2015 è una data straordinaria”, ha dichiarato la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni, “l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti”.