Sostegno universale per le famiglie. E una misura fiscale unica: 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. Con una paccata di 10 miliardi 10 di euro spalmati sulle famiglie con figli. Oltre alla riduzione del cuneo fiscale dal 33 al 29 per cento per incentivare il lavoro a tempo indeterminato. Un milione di posti di lavoro (come fece Berlusconi) e treni gratis ai disoccupati per sei mesi. Ma con un occhio sui conti pubblici. Anche perché, “nessuna legge di Bilancio che faremo dovrà costare di più di quelle degli anni in cui abbiamo governato”, avverte Matteo Renzi, presentando, a Bologna, il programma per le Politiche del Pd.
“Un programma cento per cento credibile, sostenibile, realizzabile”, assicura il segretario dem, snocciolando i “cento piccoli passi per l’Italia”. Slogan che richiama una citazione del film su Peppino Impastato, ma che, d’altra parte, non è proprio un esempio di originalità. Ricordate i cento giorni di Silvio Berlusconi? Ma i punti cardine del programma parlano di sostegno alla non autosufficienza, di Europa, di fisco amico. E per ciascuno di essi “c’è una cosa fatta”, sottolinea Renzi, rivendicando il lavoro dei suoi mille giorni di governo e di quelli successivi, con Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi: “In un Paese normale, di fronte a questo elenco ci piacerebbe che ci fosse, banalmente, il riconoscimento di quanto fatto in questi anni”. Con un auspicio: “Sarebbe bello se tra i nostri avversari, alla fine della lettura di questi punti, ci fosse l’onestà intellettuale di dire queste cose erano attese da decenni, non ci state simpatici, ma queste cose le avete fatte voi”. Un lavoro che il segretario Pd traduce anche in numeri. “Abbiamo iniziato a governare quando c’era il 13% di disoccupazione. Ora siamo all’11% ma vogliamo scendere sotto il 9% – ricorda -. Non diciamo piena occupazione, non raccontiamo frottole. Abbiamo cominciato a governare con 22 milioni di occupati, siamo a 23 milioni e vogliamo arrivare a 24 milioni”. Per non parlare del “Pil stabilmente negativo, al -2%” ereditato: ma “ora siamo a +1,6% e vogliamo una crescita superiore al 2%”.
Stabilizzare il rapporto debito Pil “è stata l’impresa di questi anni”. E’ la politica dei piccoli passi, appunto, quella della “responsabilità” da contrapporre alle “promesse mirabolanti” dei suoi competitor. “Avremmo potuto stupirvi con effetti speciali e colori ultra vivaci, ma noi siamo scienza non fantascienza”, assicura citando un celebre spot degli anni ‘80. La metafora del Pd nello storytelling renziano.
Che non convince il M5S. “Il programma del Pd? E’ credibile come quando Renzi disse che abbandonava la politica se avesse perso il referendum”, ironizza Alfonso Bonafede. E neppure Forza Italia. “Dai fuochi di artificio sparati con le famose e fumose slide, ai ‘100 piccoli passi’ di cui non si accorgerà nessuno per la loro vacuità e inefficacia – taglia corto Maurizio Gasparri -. Anche da un leader in declino qual è Renzi ci aspettavamo qualcosa di diverso. Invece, quella immaginata con il suo programma è un’Italia ferma, immobile, destinata a non crescere”.