Si autonominano “eroi silenti” e ora lanciano la loro battaglia contro lo stato in cui versa la sanità in Campania. I sindacati si uniscono e oggi lanciano il loro j’accuse a Regione e Asl Napoli 1: “continueremo a denunciare le inadempienze perpetrate da codesta Asl – scrivono in una nota le segreterie aziendali di Cgil, Cisl, Uil, Anaoo Assomed, Aaroi, Cimo e Fvm – nei confronti di tutti i colleghi, in maniera oggettiva, con coraggio e voglia di ripartire. Rilanciamo ancora una volta la nostra idea di condivisione e collaborazione non corrisposta, senza la quale la fase più delicata post pandemia, quella della riorganizzazione delle cure, non ha avuto luogo”.
La spesa pro-capite per la sanità in Campania risulta tra le più basse in tutta Italia
“Occorre instaurare quanto prima un nuovo dialogo, tra la parte aziendale e quella sociale-sindacale, che si è ristretto e diradato. Basta spot pubblicitari, servono azioni mirate e concrete.” Lo afferma in modo lapidario Giuseppe Galano, presidente di Aaroi che raggruppa anestesisti e rianimatori ospedalieri: “solo nel 118 dell’Asl Napoli 1 Centro mancano circa 50 medici, 40 camici bianchi nel pronto soccorso, oltre 20 rianimatori, per non parlare della carenza di infermieri in tutte le aree. C’è poi una forte inadempienza da parte dell’Asl al conferimento degli incarichi dirigenziali ai medici e questo impedisce una gratifica sia professionale che economica. Oltre al danno, anche la beffa, in questo modo viene meno anche la meritocrazia”.
“Le continue aggressioni nei pronto soccorso sono solo la punta dell’iceberg di una situazione ben più complessa”. A denunciarlo è Domenico Maio dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri: “purtroppo ad essere ripresi dai media sono prevalentemente i casi eclatanti, i medici vivono quotidianamente in contesti di violenze e insulti reiterati. Sono due facce della stessa medaglia, da un lato c’è il personale sanitario esasperato da turni estenuanti e surplus di lavoro, dall’altro un’utenza priva di risposte adeguate e di una corretta assistenza. Siamo in una condizione di emergenza perenne, con oltre 110 persone in barella quando al massimo in un pronto soccorso dovrebbero esserci tra le 30 e le 40 degenze. Ci aspettavamo dei miglioramenti dalla fine della pandemia, invece siamo al punto di partenza”.
I lavoratori contro Asl 1 e Regione. E in piazza si scaldano i comitati
A rincarare la dose è Aniello Pietropaolo della Cisl medici Campania: “è un problema di interesse nazionale e che purtroppo da tempo ha ripercussioni in tutte le aziende. Nell’Asl 1 vi è una situazione di disagio generalizzata. In primis bisognerebbe rinfoltire gli organici. I concorsi vanno deserti, sono stati fatti dei tentativi ma invano, e serve chiedersi il perchè. Se il Governo non interviene con modifiche concrete, da quest’impasse non si esce. I medici ci sono, ma lasciano l’area dell’emergenza per operare in settori più agevoli a parità di retribuzione”.
A lanciare la mobilitazione per il prossimo 23 febbraio per la sanità pubblica è il Coordinamento campano per il diritto alla salute. In una nota gli attivisti e i comitati, oltre alle liste di attesa di un anno, denunciano che si è assistito “dal 2001 alla chiusura di 20 ospedali pubblici e 20 pronto soccorso, alla dismissione di 322 ambulatori e laboratori. Delle 172 case della salute previste dal Pnrr nessuna è stata ancora aperta e siamo in attesa del secondo nosocomio di comunità su 48. Per non parlare delle 65 centrali operative territoriali. La spesa regionale sanitaria pro capite complessiva è tra le più basse d’Italia”.