Sono finora 216 i medici morti a causa della pandemia di Covid-19. L’aggiornamento arriva dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), che tiene il bilancio delle vittime dall’inizio dell’emergenza. “E’ ricominciata la strage degli innocenti, e, anche questa volta, è la medicina generale a pagare il prezzo più alto” ha detto a tal proposito il presidente della stessa Federazione, Filippo Anelli.
“Negli ultimi 10 giorni – aggiunge Anelli – sono morti per Covid 27 medici, quasi 3 al giorno: bisogna fermare la strage degli innocenti, ne va di tutto il Servizio sanitario nazionale. E’ evidente che a livello organizzativo qualcosa non sta funzionando. Dobbiamo avere dati omogenei. Dobbiamo comprendere se, in tutte le Regioni, sono stati distribuiti i dispositivi di protezione anche ai medici di Medicina generale, ai pediatri di libera scelta, agli specialisti ambulatoriali, ai medici delle Rsa, del 118, ai liberi professionisti”.
Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chiede di sapere quali sono i modelli organizzativi adottati dagli ospedali, e quali stanno funzionando meglio. Oltre che dati certi su quali Regioni abbiano attivato le Usca, “che rappresentano il sistema di sicurezza sul territorio, l’omologo della distinzione tra percorso pulito e percorso sporco negli ospedali”. La Fnomceo intende anche raccogliere dati sul burnout degli operatori sanitari: “perché – aggiunge Anelli – sappiamo che l’esaurimento delle energie fisiche e mentali porta ad abbassare la guardia, aumentando il rischio di errore. Dove l’errore può essere prima di tutto verso se stessi, allentando le difese e distraendosi nell’utilizzo dei dispositivi di protezione, non indossandoli, ad esempio, nella maniera corretta, o non togliendoli secondo le procedure”.
Anelli ha annunciato che chiederà un incontro al ministro della Salute, Roberto Speranza, perché “abbiamo il dovere di proteggere i nostri operatori sanitari, come fondamento per la sicurezza delle cure. La sicurezza deve diventare una priorità, direi quasi un’ossessione”.