di Andrea Koveos
Andrea Mondello finalmente in Campidoglio come vicesindaco di Roma, nel caso in cui Ignazio Marino vincesse le prossime elezioni di fine maggio. Il Partito democratico è d’accordo: serve un esponente moderato, amico del mondo cattolico e vicino ai poteri forti della città, in grado di bilanciare una candidatura, definita da alcuni esponenti del centrosinistra, fin troppo identitaria. La notizia circola insistentemente negli ambienti vicino a Marino, ma al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali.
Di Mondello è stato detto di tutto. E tutte le volte in cui c’è stata una competizione elettorale il suo nome non è mancato mai nelle liste del totonomine. Proposto sia dal centrodestra che dal centrosinistra come Sindaco e come presidente della Regione Lazio, è il personaggio adatto per tutte le stagioni, slegato dalla politica attiva ed espressione della cosiddetta società civile.
Non lo ha negato lo stesso Mondello che recentemente aveva fatto pensare a una sua diretta discesa in campo: “credo che presentare una lista civica “Cittadini per Roma” per le Comunali sia una necessità” . D’altronde la paura per la conferma dei numeri del Movimento 5 stelle anche nella Capitale ha di fatto stravolto la strategia del partito democratico tanto da spalancare le porte anche a esponenti non militanti. Del resto la posta in gioco è alta e il Pd non può perdere di nuovo una piazza fondamentale come quella di Roma. L’idea di affiancare a Marino una personalità indipendente come Mondello potrebbe rientrare nella logica di strappare più voti possibili agli elettori indecisi o a coloro i quali sono orientati sul candidato grillino. L’attuale numero uno del Tecnopolo Spa è sempre piaciuto al centrosinistra che in passato lo ha considerato il motore economico della Capitale, protagonista a partire dal metà degli anni Novanta del “modello Roma” (e delle notti bianche) insieme a Walter Veltroni e Goffredo Bettini. Come ha scritto Claudio Cerasa nel suo libro “la presa di Roma”, la Camera di Commercio, di cui Mondello ha rivestito la carica di presidente per quindici anni, con il Modello Roma ha imboccato alcune tra le principali strade del potere romano: la Investimenti Spa, gli Aeroporti di Roma e perfino Unicredit. In un modo o in un altro l’asse Letta-Bettini-Mondello ha permesso negli anni a Roma di raggiungere una discreta crescita economica, nonostante diversi detrattori ricordino il flop legato alla nuova Fiera di Roma.
Tutte le strade del Pd, dunque, porterebbero proprio a Mondello. Un uomo strategico che avvicinerebbe il centrosinistra ai poteri forti della città; l’ex presidente della Camera di Commercio vanta buoni rapporti un po’ con tutti. In perfetto stile veltroniano è in grado di dialogare con la Roma bene dei fratelli Toti, “ma anche” con la Caritas. Eppoi all’aspirante vicesindaco Alemanno non è mai andato giù e il pericolo di un secondo mandato potrebbe definitivamente convincerlo ad accettare una proposta del Partito democratico convinto che per vincere la partita di Roma serve soprattutto una buon progetto in testa.
La stessa tattica vincente che in passato ha portato a Palazzo Senatorio sia Rutelli e che Veltroni. In questo senso farebbe molto comodo al chirurgo un profondo conoscitore della città come Mondello.