L’economia sommersa e illegale in Italia cresce del 10% nel 2021 e raggiunge 192 miliardi di euro. La sua incidenza rispetto al Pil resta stabile al 10,5% rispetto all’anno precedente e inferiore al periodo pre-pandemia. In particolare l’economia sommersa si attesta a poco meno di 174 miliardi di euro, mentre le attività illegali superano i 18 miliardi.
E mentre il governo Meloni ha premiato i furbetti del fisco con condoni e sanatorie di ogni sorta, emerge che nell’ambito del sommerso, la sotto-dichiarazione, ovvero i redditi non dichiarati all’erario, vale ben 91,3 miliardi. La ripresa delle attività illegali – dopo il calo dovuto alle restrizioni anti-Covid – è stata determinata per larga parte dalla dinamica del traffico di stupefacenti, seguito da quella della prostituzione. Secondo i dati Istat, il valore aggiunto legato alla droga è salito a 13,7 miliardi di euro. Nello stesso periodo anche la crescita dei servizi di prostituzione è stata rilevante.
Nel 2021 il valore aggiunto e i consumi finali sono aumentati, rispettivamente, dell’11,8% e del 12,3% (portandosi a 3,9 e 4,5 miliardi di euro). Sono quasi 3 milioni i lavoratori in nero in Italia nel 2021. Tra i settori, l’incidenza del lavoro irregolare resta più rilevante nel terziario (13,8%) e raggiunge livelli elevati nel comparto degli altri servizi alle persone (42,6%), dove si concentra la domanda di prestazioni lavorative non regolari da parte delle famiglie. Significativa la presenza di lavoratori irregolari in agricoltura (16,8%), nelle costruzioni (13,3%) e nel commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (12,7%).