Sommersi da un mare di debiti col Fisco. E la rottamazione è un fallimento

Opinione comune è che l’accumularsi del magazzino crediti è alimentato da stralci che nutrono le attese di condoni

Sommersi da un mare di debiti col Fisco. E la rottamazione è un fallimento

Un record negativo dopo l’altro. Nel 2022 l’Italia è risultata l’ultima tra i Paesi Ocse per stock di debiti fiscali esigibili sul totale del magazzino. A dare i numeri della montagna di debiti che il nostro Paese detiene verso l’erario è stato l’Ufficio parlamentare di bilancio, nel corso di un’audizione presso la Commissione Finanze del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del magazzino fiscale da parte dell’ente della riscossione e sul disegno di legge della Lega che propone l’introduzione, tra le altre cose, della rottamazione quinquies.

Rottamazione che l’Upb boccia perché, come le precedenti, alimenta le attese dei condoni. Al coro di critiche si aggiunge la Corte dei Conti e dubbi sul disegno di legge di Matteo Salvini arrivano anche dal ministero dell’Economia, di cui è titolare il leghista Giancarlo Giorgetti.

La montagna di debiti verso il Fisco sfiora i duemila miliardi

Complessivamente, a fronte di un carico ruoli affidato all’agente della riscossione che ha raggiunto a fine novembre 2024 oltre 1.865 miliardi (+36,5 per cento rispetto a fine 2019), il riscosso si attesta a circa 178 miliardi (il 9,5 per cento), a dimostrazione di una limitata efficacia dell’azione di riscossione coattiva, ha dichiarato il consigliere dell’Upb, Valeria De Bonis.

Si tratta prevalentemente di singoli debiti di importo inferiore a 1.000 euro e riguardanti principalmente le persone fisiche. Alla stessa data, il valore del carico contabile residuo, ovvero al netto delle somme riscosse e di quelle oggetto di sgravio e annullamento pari a 419,5 miliardi, ammonta a 1.267,6 miliardi. Di questi, l’Agenzia delle entrate-Riscossione (AdER) stima in soli 100,8 miliardi (il 5,4 per cento del carico totale affidato e l’8 per cento di quello residuo contabile) il magazzino residuo lordo, ossia l’ammontare delle cartelle con un più elevato grado di esigibilità.

Bocciate le rottamazioni: alimentano le attese di condoni

Gli interventi degli ultimi anni, in parte riproposti con il ddl della Lega, non hanno contribuito in maniera rilevante allo smaltimento dei crediti da riscuotere. Misure ripetute di definizione agevolata o di annullamento dei debiti pregressi – dice l’Upb – possono alimentare aspettative su futuri condoni con effetti negativi sui versamenti per adeguamento spontaneo, sulla riscossione ordinaria e su quella coattiva ordinaria e, in generale, sul livello di tax compliance. Inoltre, non vanno trascurati gli effetti che queste misure hanno sull’equità complessiva del sistema fiscale.

Un primo fattore alla base delle problematiche che hanno determinato l’accumularsi del magazzino crediti “è costituito dall’accrescersi dei fenomeni di inadempimento, potenzialmente alimentati dalle ripetute rottamazioni, annullamenti, stralci e dilazioni, che rafforzano le aspettative di futuri abbattimenti o cancellazioni o rateazioni delle posizioni debitorie”, ha detto il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro.

Non solo Upb e Corte dei Conti, anche il Mef critico sul ddl leghista per la rottamazione quinquies

Sul ddl per la nuova rottamazione “la Corte non può che ricordare, a fronte dei benefici attesi, quelle che sono state le ricadute negative dei precedenti provvedimenti di definizione agevolata: rischio di abbassamento dei livelli di compliance, gravi difficoltà operative per l’Agente della riscossione, che verrebbe distolto dai suoi compiti ordinari tralasciando le procedure esecutive”, spiega Flaccadoro, aggiungendo che un “ulteriore rischio risiede nella sottostima dei livelli di adesione e, conseguentemente, degli effetti negativi in termini di perdita di gettito per l’erario, tanto più laddove questo effetto (come osservabile per la rottamazione quater) sia rinviato al futuro”.

Ci sono “criticità” sulla rottamazione quinquies anche per il direttore generale del dipartimento delle Finanze del Mef Giovanni Spalletta.

Tra le “perplessità” indicate il fatto che l’allungamento del periodo interessato fino al 31 dicembre 2023 e della rateizzazione fino a 120 rate mensili senza interessi possa provocare una “sperequazione ingiustificata” rispetto a chi aderito alla quater, quindi “bisogna omogenizzare” la disposizione.

“In base al testo in esame anche i contribuenti che avevano già aderito alla rottamazione quater e che stanno effettuando il versamento delle rate, potranno optare per la nuova definizione con una rateazione sicuramente più conveniente, sia dal punto di vista della durata che per la mancanza di corresponsione degli interessi di rateazione. È evidente che tali aspetti, la durata del pagamento mediante rateazione in dieci anni e l’interferenza della procedura rispetto alla definizione tuttora in corso, comportano inevitabili riflessi sui conti pubblici”.