In questo scampolo di campagna elettorale c’è una differenza che salta immediatamente all’occhio. Tanto – e giustamente – si è parlato di economia, crisi energetica, transizione ecologica (almeno in parte), occupazione. Tutti temi interessanti e di forte attualità. Solo una forza politica, però, ha parlato di un altro problema endemico dell’Italia, collegato inevitabilmente a tutti gli altri e che, ahinoi, non è per così dire “stagionale”.
Stiamo parlando della lotta alla mafia. L’unica forza ad essersene occupata è il Movimento cinque stelle. Nel listino di Giuseppe Conte, d’altronde, ci sono due bandiere dell’antimafia come Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale dell’Antimafia, e Roberto Scarpinato.
Sono due colonne della magistratura impegnata contro la criminalità organizzata, dato che il primo, tra le altre cose, ha istruito i processi contro la Nuova camorra organizzata, ed è stato protagonista del processo Spartacus contro il clan dei Casalesi, quindi si è occupato di ‘ndrangheta come procuratore capo di Reggio Calabria; il secondo è uno dei massimi esperti nelle indagini su Cosa nostra, sui suoi legami con il mondo della finanza, con la politica, la massoneria e l’eversione nera, essendosi occupato tra le altre cose dei legami tra Cosa nostra e pezzi delle Istituzioni e dei misteri delle bombe degli anni ’90.
Nomi, dunque, che giustificano Ce legittimano un impegno concreto sul fronte della lotta alla criminalità che, d’altronde, è visibile anche andando a sfogliare il programma elettorale dei pentastellati.
Tutto tace
Ecco, i programmi. Le vere curiosità arrivano anche e soprattutto dai programmi politici delle altre coalizioni in campo. Scorrendo l’intero programma presentato ieri da Carlo Calenda, si trova soltanto un piccolo riferimento alla lotta alla mafia in cui si chiedono “passi in avanti” dopo le stragi di via d’Amelio e Capaci, a cominciare dalla “maggiore integrazione delle forze di polizia e della magistratura a livello internazionale” e da una riforma della legge sullo scioglimento dei comuni. Stop, può bastare così.
Ancora peggio va andando ad analizzare il programma del centrodestra. Al di là di uno scarno riferimento alla “lotta alle mafie e al terrorismo” – che messo così suona più da slogan che da altro – nulla c’è. Nessun impegno concreto. Nessuna idea forte e strutturata su come rendere reale questa “lotta”. Troppo poco per credere che realmente per il centrodestra questa sia una priorità, almeno andando a leggere il programma di 18 pagine: una sproporzione evidente se si è deciso di limitare la lotta alla mafia a sei parole.
Resta ovviamente il Pd. Nel programma a onor del vero impegni concreti sono presenti. Si parla, ad esempio, di “una nuova cultura della legalità, che faccia della lotta alle mafie e alla criminalità organizzata una priorità”, ma anche di un piano nazionale contro le mafie e dell’adozione “a livello europeo di una legislazione sulla confisca dei beni e sui delitti di associazione mafiosa”. Importanti punti programmatici, dunque.
Che peraltro coincidono anche con l’impegno dello stesso Movimento. Al momento, tuttavia, poche sono state le parole spese dai vertici democratici su questo fronte. Anzi, anche il fatto che non si sia trovato posto per Piero Grasso secondo alcuni testimonierebbe una disattenzione sul tema da parte del centrosinistra. Resta, dunque, una distanza netta e concreta (nonostante le analogie) tra Pd e Movimento, unica forza che ad esempio parla di ecomafie ed agromafie, e che vuole espressamente il “completamento della riforma in tema di ergastolo ostativo” e la “tutela dei principali presìdi antimafia come il 41 bis, le misure di prevenzione personali e patrimoniali”.