Il racconto è a tratti grottesco. Da due giorni è stato chiamato “certificato di negatività”, il passaporto sanitario di cui per settimane ha parlato Christian Solinas. Il nome l’ha dato lo stesso presidente in un video diffuso nel pomeriggio di sabato 23. In quell’occasione, il governatore ha detto che “la Sardegna spalanca le braccia ai turisti” e chiesto “solo una cautela in più: munirsi del certificato di negatività”. Di fatto, però, dopo 48 ore da allora non si capisce cosa sia questo passaporto e chi sia deputato ad effettuare i controlli. L’unica cosa certa, per deduzione, è che spetta a un medico accertare l’assenza del virus in una persona, dal momento che in materia sanitaria non esistono le autocertificazioni. Non solo: al momento il metodo più sicuro per accertare la negatività (o la positività) è il tampone che tuttavia, per la scarsità di reagenti, viene fatto solo nei casi sospetti, non come screening di massa. In questo quadro, in bilico non ci sono solo le vacanze dei turisti, ma anche il ritorno nell’Isola di tanti emigrati sardi che aspettano l’estate per rivedere famiglie e amici. Ma a vacillare, nel frattempo, è anche la giunta regionale, sempre più esposta ad un rimpasto, sintomo secondo molti proprio del fatto che la gestione dell’emergenza e soprattutto del post-emergenza è stato a dir poco fallimentare. Soprattutto nel settore del turismo, un settore che per la Sardegna come si può immaginare è fondamentale. Il presidente rischia di restare solo, con lo stesso Matteo Salvini che adesso comincia a snobbarlo.
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