Se sei il presidente di Regione e hai bisogno di trovare velocemente 200mila euro, che fai? Chiami un amico imprenditore e te li fai prestare. Senza interessi, né un termine per la restituzione, né, fornendo una garanzia. O per lo meno, è la soluzione che il 19 luglio 2021 ha scelto il presidente sardo Christian Solinas per ottenere 200mila euro sull’unghia.
Spunta la storia di un prestito di Fenu al governatore Solinas. I soldi usati per restituire la caparra sui terreni mai venduti
A prestargli quei soldi, come si legge nel decreto di sequestro emesso contro Solinas la settimana scorsa dal Gip Luca Melis nell’inchiesta nel quale è indagato per corruzione, è Gesuino Fenu, imprenditore in quel momento molto liquido poiché tre mesi prima aveva ceduto per una somma ingente la sua catena di supermercati Gieffe. A ricostruire davanti al pm Gingiacomo Pilia la genesi di quel prestito è lo stesso Fenu: “Christian (Solinas, ndr) ha fatto riferimento alla necessità di restituire un acconto ricevuto da un camionista che nel frattempo era deceduto”, ha spiegato, “preso atto della sua esigenza mi sono proposto, come faccio anche per altri amici, di aiutarlo da un punto di vista finanziario (…) Abbiamo concordato un importo di 200mila euro che io ho trasferito mediante bonifico”.
Circa le condizioni del prestito, bonificato il 20 luglio 2020, spiega: “Non ho ricevuto da Solinas alcuna somma né a titolo di interessi né a titolo di capitale”, e precisa di “non aver richiesto alcuna garanzia”. Mentre sulla data di restituzione, l’imprenditore ha riferito di aver stabilito insieme a Solinas “una tempistica per la restituzione, il 30 novembre 2021, che è stata prorogata verbalmente senza definire un’altra scadenza. Non abbiamo ancora formalizzato nulla”.
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Ma perché un presidente di regione arriva a chiedere 200mila euro a un imprenditore? La Notizia lo ha chiesto direttamente a Fenu, il quale però si è rifiutato di commentare, limitandosi a diffidare il nostro giornale dal “pubblicare o diffondere in qualsiasi modo notizie, fatti o circostanze che mi riguarderebbero direttamente o indirettamente”, poiché si tratta di “atti coperti da segreto istruttorio e la cui diffusione violerebbe la privacy non solo mia ma anche di terze persone”.
Per spiegarlo bisogna ritornare al 30 maggio 2013, quando Solinas (fino a pochi giorni prima Assessore regionale ai Trasporti) sottoscrive un contratto preliminare di compravendita di un terreno agricolo – 40.350 mq di terreno a Capoterra (Ca) – per complessivi per 400mila euro con Antonello Pinna, proprietario della Pinna Trasporti Logistica, una grande società di trasporto su gomma. Alla firma del preliminare Pinna versa una caparra di 200 mila euro.
Da contratto il rogito doveva avvenire “entro e non oltre il 30 maggio 2014”. Tuttavia quel contratto non verrà mai sottoscritto. Anche perché ad aprile 2016, cioè 23 mesi dopo la scadenza del termine, Pinna muore. E per anni nessuno ha saputo che fine avessero fatto quei 200mila euro. Una storia dimenticata, fino a quando, nel 2021 la stampa non rivela l’altro affare immobiliare fotocopia di Solinas, la compravendita dei ruderi di Santa Barbara, oggetto dell’inchiesta cagliaritana. Solo il 20 settembre 2021, su Facebook, ha riferito di aver ridato i soldi alla famiglia Pinna, senza però svelare quando fosse avvenuta tale restituzione.
Ora sappiamo che è avvenuta solo a luglio 2021, ovvero 7 anni e 2 mesi dopo il preliminare. E solo grazie ai soldi forniti da Fenu, perché, certifica la Gdf, sui conti personali di Solinas dei 200mila euro dei Pinna non v’è traccia. Sulla vicenda i pm hanno sentito anche la moglie di Pinna, Maria Pillitu, la quale ha raccontato che «tale operazione (la compravendita, ndr) è stata eseguita per concedere una sorta di prestito con garanzia allo stesso Solinas, con possibilità di recedere dall’accordo».
«Con riferimento alla caparra», ha aggiunto, «posso riferire che Solinas aveva manifestato la necessità di ottenere liquidità per euro 200.000». E ha ammesso: «L’intenzione di entrambi le parti, sin dal 2014, è stata quella di non perfezionare il rogito definitivo». Comunque non che la famiglia negli anni non abbia cercato di riavere i soldi: «L’intenzione di entrambe le parti, sin dal 2014, è stata quella di non perfezionare il rogito definitivo. Abbiamo sollecitato varie volte la restituzione del 200.000 euro da parte di Solinas, senza tuttavia ottenere nulla fino al mese di luglio 2021, nonostante lo stesso manifestasse l’intenzione di restituire la somma».