Disseminate ovunque, le buche di Roma sono una presenza costante. Qualcosa a cui tutti i cittadini si sono abituati sebbene così non dovrebbe essere perché, normativa alla mano, quelle stesse voragini che si aprono di colpo, altrettanto rapidamente dovrebbero essere tappate. Proprio per questo la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti e finito sulla scrivania del pubblico ministero Antonia Giammaria, in cui si ipotizza il reato di abuso d’ufficio. Eh si perché il sospetto, nato da un esposto del Codacons, è che qualcuno tra il Campidoglio e, soprattutto, i suoi municipi, non abbia speso i soldi incassati grazie alle contravvenzioni stradali che, invece, legge alla mano, sarebbero dovuti essere destinati alla manutenzione delle strade colabrodo della città.
Così a piazzale Clodio, in un’inchiesta che potrebbe riservare sorprese, è iniziata la sfilata di persone ascoltate come persone informate sui fatti. Si tratta di funzionari del Campidoglio dell’ufficio Ragioneria e della Segreteria generale, i quali hanno messo a disposizione dei magistrati alcuni documenti che potrebbero avere un importante rilievo nel proseguo degli accertamenti, che si aggiungono all’audizione delle settimane scorse a carico del presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Proprio lui, ascoltato come teste dal pm Giammaria, ha illustrato gli aspetti ancora oscuri della vicenda e, per facilitare l’inchiesta, ha depositato un corposo dossier, pieno zeppo di fotografie che puntano il dito sui lavori di manutenzione stradale comunicati dai municipi ma che in realtà sarebbero stati eseguiti in modo grossolano o addirittura parziale.
L’EMERGENZA. Quel che è certo è che qualcosa nella gestione dei fondi delle multe, sembra non essere andata per il verso giusto. Anzi il sospetto sembra emergere con chiarezza soprattutto dall’analisi di alcuni dati oggettivi, in particolare dagli incassi delle multe inflitte agli automobilisti incivili che, solo considerando il 2018, hanno portato ad un incasso di oltre 295 milioni. Denari che solo in minima parte sarebbero finiti per la riparazione delle buche perché, ecco il sospetto dei magistrati, sarebbero stati utilizzati per tutt’altre questioni come l’acquisto di accessori per uffici, materiale di cancelleria, mostre e perfino arredi.
LAVORI NEL MIRINO. Proprio per capire se ci siano state irregolarità e, in caso, dove siano stati spesi tali fondi, la Guardia di Finanza sta scandagliando i bilanci dei Municipi capitolini e del Campidoglio stesso. Inoltre l’indagine, anche grazie alle prove fotografiche depositate dal presidente del Codacons, ora hanno messo nel mirino lo sterminato elenco di voragini che sarebbero state oggetto di lavori di rifacimento. Riparazione regolarmente annotate nei documenti dei parlamentini della Capitale, ma che, in realtà, non sarebbero stati eseguiti conformemente alle norme.
COPIONE GIÀ VISTO. Per chi vive nella Capitale, il tema delle buche non è una novità. Si tratta di un problema che ciclicamente riaffiora nel dibattito politico e nelle inchieste della Procura. Così, riavvolgendo il nastro degli anni, si scopre che nel 2015 furono disposti accertamenti tecnici sull’asfalto utilizzato in fase di manutenzione mentre, nel 2018, una nuova indagine venne aperta a seguito di una violenta ondata di maltempo che distrusse gran parte delle arterie stradali della città.