Dopo mesi di indagini e veleni, si avvicina la resa dei conti sul caso della compravendita dell’immobile di Cormano da parte della Lombardia film commission. Proprio ieri la Procura di Milano, diretta dal procuratore Francesco Greco, ha chiesto il processo immediato per Alberto Di Rubba (nella foto) e Andrea Manzoni, i due revisori contabili per la Lega in Parlamento, e per l’imprenditore Francesco Barachetti, in relazione alla presunta vendita gonfiata per 800mila euro di un capannone.
Si tratta di una mossa, quella voluta dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pubblico ministero Stefano Civardi, che si basa sull’evidenza della prova e che se accolta fa saltare l’udienza preliminare. Istanza su cui, già nei prossimi giorni, dovrebbe arrivare la decisione da parte del giudice per le indagini preliminari, Giulio Fanales.
Un caso complesso e dai mille rivoli giudiziari che, però, non è affatto concluso con questo eventuale processo. Al momento, infatti, resta aperta la tranche su presunti fondi neri per il Carroccio, mentre due indagati, tra cui il fiscalista Michele Scillieri nel cui studio è stata registrata la lista “Per Salvini premier”, hanno chiesto di patteggiare e sono ancora in attesa di sapere se la richiesta verrà accolta.
All’ex presidente della Lombardia film commission Di Rubba, a Manzoni, entrambi ai domiciliari dal 10 settembre, e a Baracchetti, ai domiciliari dal 13 novembre, i magistrati contestano, a vario titolo, le accuse di peculato, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e reati fiscali relativi alla presunta distrazione di parte degli 800 mila euro. Un prezzo raddoppiato nel giro di appena 11 mesi, secondo l’accusa, perché l’operazione prevedeva la ristrutturazione dell’immobile da affidare alle società di Barachetti, personaggio che Scillieri in un’intercettazione definisce “un idraulico che aggiustava i tubi delle caldaie” ma che “ha fatto lavori per la Lega per 2 milioni e mezzo di euro in un anno e mezzo”.
Peccato che, come emerge dall’indagine, i lavori nel capannone “non risultavano terminati né allo scadere del termine stabilito dal preliminare né al tempo definitivo” e ciò, sempre secondo i pm, dimostrerebbe che l’operazione di compravendita aveva come unico scopo “l’occultamento dell’illecita appropriazione del denaro pubblico”.
Indagando sul denaro che sarebbe stato distratto, è emerso che la maggior parte sarebbe finita nelle disponibilità di Di Rubba e Manzoni che poi l’avrebbero utilizzata per acquistare due ville sul lago di Garda e che sono state sequestrate nei mesi scorsi. Altri 250 mila euro sarebbero invece transitati sui conti di una fiduciaria, la Fidirev, per poi essere trasferiti su un conto svizzero mentre un’altra parte dei soldi sarebbe stata investita da Barachetti per un’operazione immobiliare a San Pietroburgo, in Russia.