I sondaggi indicano un leggero calo di FdI e una crescita, piccola ma costante, dei 5 Stelle. Ma sono attendibili? FdI perderà voti?
Elena Storni
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Gentile lettrice, non mi avventuro sulle previsioni di un voto lontano nel tempo. Penso che il tradimento di tutte le promesse elettorali della Meloni abbia un’incidenza, ma i sondaggi parlano del presente e non sono interpretabili come indicazione di voto futuro. Aggiunga l’alto tasso di errore e forse la malafede di chi li esegue o li commissiona. Giusto un anno fa (La Notizia, 1° ottobre 2022) pubblicavo un’antologia delle grottesche previsioni sul voto dell’autunno scorso. Ne ripesco qualche citazione. Repubblica 24 luglio: “Conte crolla nei sondaggi”. Il Messaggero di Roma 14 giugno: “Cinquestelle sotto il 10%, anche il Sud boccia Conte”. Come si sa, il partito di Conte è poi risultato primo in 7 regioni del Sud. Ma intanto i giornaloni ci davano sotto. Il Corriere della sera 23 luglio: “M5S, pochi seggi e sondaggi impietosi”. Su Libero 20 giugno il sondaggista Antonio Noto: “Senza Di Maio, sarà la fine dei M5S”. Perbacco, aveva capito tutto. E poi ci sono i notisti politici. Pesco a caso: “Come ormai evidente, la parabola politica di Conte è vicina a concludersi”, Stefano Folli, Repubblica 17 maggio. “Il conflitto interno al M5S certifica il tramonto populista”, Massimo Franco, Corriere della sera 18 giugno. Francesco Merlo, Repubblica 30 luglio: “Solo adesso, nelle elezioni più importanti dal 1948, la sinistra rialza la testa. L’agenda Draghi è stata il lampo di Paul Klee”. Più che un lampo, un fulmine, ma ha incenerito Letta e anche Merlo.
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