di Marcello Di Napoli
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, cambia le regole dell’immigrazione per decreto. Su tutte, una modifica che permetterà a quasi 5 milioni di stranieri di evitare la “deportation”, ovvero il rimpatrio forzato. Un cambiamento importante, dato dal fatto che negli Usa vivono circa 12 milioni di immigrati illegali. E molti di questi rischiano di essere deportati perché non hanno i documenti in regola. In realtà, Obama aveva già promesso di sanare questa situazione nel 2008 e nel 2012 e aveva adottato il programma Daca che evita l’espulsione dei figli degli illegali portati in America quando erano bambini. Nei mesi scorsi, invece, il Senato aveva approvato una legge di riforma bipartisan, ma la Camera dominata dalla corrente più conservatrice del Partito repubblicano l’ha bloccata. Ora il presidente ha rotto gli indugi, annunciando una serie di ordini esecutivi che cambiano le regole.
I PILASTRI
Sono tre i pilastri del piano per l’immigrazione. Come prima cosa ci sarà un inasprimento dei controlli contro l’immigrazione illegali ai confini del Paese. Con questa azione, aumenteranno le chance di cattura di coloro che cercheranno di entrare clandestinamente negli Stati Uniti. E chi sarà colto il flagrante, sarà rispedito a casa. Obama, poi, punta alla deportazione di coloro che minacciano la sicurezza nazionale e quella pubblica. Così, chi sarà sospettato di terrorismo, i criminali e le componenti di gang saranno in cima alla lista di chi deportare con priorità. Infine, come ultimo punto, Obama punta a far sì che gli immigrati senza documenti che hanno vissuto più di cinque anni negli Stati Uniti o che sono genitori di un cittadino americano o di un titolare di permesso di soggiorno permanente, potranno ottenere un permesso di lavoro di tre anni. Registrando e superando i controlli criminali e di sicurezza, milioni di cittadini senza documenti inizieranno a pagare il giusto ammontare di tasse e potranno stare negli Stati Uniti senza timore di essere deportati per tre anni.
I MOTIVI
Obama ha giustificato la sua iniziativa dicendo che è corretta verso le persone beneficiate, conviene al paese che è basato sull’immigrazione, e rispetta i suoi principi fondanti: “Noi vogliamo espellere i criminali, non le madri che faticano per allevare al meglio i loro figli”. Quindi ha annunciato che aumenterà le risorse degli agenti impegnati nel controllo delle frontiere, dove comunque gli ingressi illegali sono già scesi al livello più basso dagli anni Settanta. Secondo lui i suoi decreti non rappresentano un’amnistia, perché gli illegali dovranno assumersi la responsabilità di aver violato la legge, e non riceveranno la cittadinanza. Quindi ai parlamentari repubblicani che lo accusano di violare la Costituzione con la sua iniziativa, ha risposto con un atto di sfida: “Ho l’autorità legale per emettere questi ordini, ma la soluzione migliore per me resta sempre quella di una legge approvata dal Congresso”.