Con un investimento di circa 280 milioni di euro, la Sogin, la società del Mef impegnata nella gestione degli impianti nucleari, ha avviato lo smantellamento anche della parte esterna del reattore della ex centrale di Latina, con l’obiettivo di arrivare entro il 2027 a modificare lo stesso skyline dell’edificio, abbassando l’altezza dell’edificio da 53 a 38 metri. E’ iniziata ieri la demolizione degli schermi dei generatori di vapore, i boiler, inseriti sull’edificio, ognuno del peso totale di quasi 200 tonnellate. Gli schermi vengono tagliati a 50 metri d’altezza, portati a terra e trasferiti in un’area dove il ferro viene separato dal calcestruzzo.
Tutti lavori all’insegna dell’economia circolare, da ultimare entro gennaio dell’anno prossimo. Prima che venga demolita del tutto la centrale e in quell’area a due passi dal litorale di Latina torni un prato verde è però necessario che venga realizzato il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “Manca la pubblicazione della carta nazionale dei siti idonei. Si tratta di decisioni politiche e non abbiamo al momento altre indicazioni”, specificano da Sogin. E la politica continua a non decidere.
La centrale di Latina è stata la prima centrale nucleare realizzata in Italia. Venne costruita dall’Eni con un reattore a gas grafite, GCR-Magnox, per volere dello stesso Enrico Mattei, nel 1958 e quando iniziò a produrre energia nel 1963, con una potenza elettrica di 210 MWe, era la centrale nucleare più grande d’Europa. Dopo il disastro di Chernobyl e il referendum che decretò la fine del nucleare in Italia, l’impianto venne fermato. Era il 1987.
Il combustibile lì presente venne inviato in Inghilterra per essere riprocessato e da allora è iniziato il decommissioning. La conclusione della prima fase del decommissioning è prevista nel 2027 e la seconda e ultima verrà avviata quando sarà appunto disponibile il deposito nazionale, smantellando il reattore a gas grafite e terminando le attività finalizzate al rilascio del sito, privo di vincoli di natura radiologica. Complessivamente, lo smantellamento della centrale di Latina produrrà circa 319mila tonnellate di materiali e la Sogin stima di inviarne a recupero circa 297mila, il 93%, per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo.