Un altro passo verso lo smantellamento della centrale nucleare di Latina è stato compiuto. Oggi la Sogin, la società interamente partecipata dal Mef, che gestisce gli impianti dove un tempo si produceva energia dall’atomo, ha terminato i lavori di demolizione degli schermi dei generatori di vapore, i boiler, dell’edificio in cui si trova il reattore. Un’attività che porta il sito pontino allo stadio più avanzato del decommissioning rispetto alle altre centrali italiane. Gli schermi erano le sei strutture in calcestruzzo armato che isolavano dall’esterno le condotte superiori di collegamento fra i boiler e l’edificio reattore. Ogni schermo era costituito da due parti: un elemento superiore orizzontale, collegato all’edificio reattore, di circa 145 tonnellate, e uno inferiore verticale, in uscita dai boiler, di circa 50 tonnellate.
Per la loro rimozione, Sogin ha adottato la tecnica della demolizione controllata con taglio in quota, a circa 50 metri d’altezza, mediante disco diamantato. Una volta sezionati, ciascun blocco, di circa 2 tonnellate, è stato portato a terra con una gru a torre appositamente installata. In seguito i blocchi sono stati trasferiti in un’area attrezzata per separare il ferro dal calcestruzzo. I lavori hanno prodotto complessivamente circa 1.200 tonnellate di materiale che, dopo gli opportuni controlli radiometrici, verranno allontanate dal sito e inviate a recupero, nell’ambito della strategia di economia circolare perseguita dalla stessa Sogin. Lo smantellamento della centrale di Latina produrrà inoltre complessivamente circa 319 mila tonnellate di materiali. Di queste saranno inviate a recupero circa 297mila tonnellate (il 93%), per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo.
Sogin provvederà ora ad abbassare l’altezza dell’edificio reattore, portandola da 53 a 38 metri, e poi a smantellare gli edifici e gli impianti ausiliari. Attività che dovrebbero essere ultimate entro il 2027. Per rimuovere ogni traccia della centrale e dunque anche il reattore è necessario però che venga realizzato il deposito nazionale dei rifiuti nucleari, su cui il Governo ancora non si pronuncia. La centrale nucleare di Latina è stata la prima a essere realizzata in Italia e appartiene alla prima generazione di impianti nucleari, con un reattore a gas grafite, GCR-Magnox. Costruita dall’Eni all’inizio del 1958, dopo appena 5 anni, nel maggio 1963, ha iniziato a produrre energia, con una potenza elettrica di 210 MW, che l’ha resa, all’epoca dell’entrata in esercizio, la centrale nucleare più grande d’Europa. È stata fermata nel 1987, all’indomani del referendum. Nella sua vita ha prodotto complessivamente 26 miliardi di kWh di energia elettrica.