Le forze di terra di Israele sarebbero entrate nella Striscia di Gaza. Lo riferisce l’emittente al-Arabiya da fonti delle Brigate al-Quds, secondo le quali i miliziani sono entrate in contatto con soldati israeliani penetrati nei territori. Secondo le Brigate, ci sono state “perdite” tra le truppe speciali di Israele. Il comandante dell’esercito israeliano, generale Benny Gantz, aveva preannunciato che i suoi uomini erano pronti a entrare in azione a Gaza se necessario.
Di Marcello Di Napoli
I carrarmati israeliani sono già schierati lungo la Striscia di Gaza. Basta solamente un cenno da parte del Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, per cominciare l’attacco via terra che aveva promesso contro Hamas. L’invasione è una opzione, spiega Netanyahu, ma l’offensiva aerea deve continuare perché il lancio dei missili da Gaza non si ferma. La battaglia si intensifica. Mahmud a-Zahar, dirigente di Hamas, avverte che i palestinesi sono pronti a combattere per mesi. Un cessate il fuoco, ha aggiunto, dovrà rispettare le condizioni di Hamas come la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso. Le parole del leader islamico arrivano mentre continua a crescere la tensione tra israeliani e palestinesi mentre nella Striscia di Gaza l’escalation di raid di Tel Aviv assume sempre più l’aspetto di una guerra.
Violenza infinita
E intanto, ieri mattina, sono tornate a risuonare le sirene di allarme su Tel Aviv. Almeno 100 palestinesi, in gran parte civili, sono stati uccisi nella serie di attacchi che Israele chiama “Operazione barriera protettiva”. Da Gaza funzionari della sanità hanno riferito che sei persone, tra le quali una donna, sono morte nei raid israeliani, un complesso della sicurezza a Gaza City è stato bombardato, gli aerei hanno colpito alcune postazioni ai confini con l’Egitto e Israele. Da un lato dunque il premier Netanyahu ribadisce che “una tregua non è in agenda” e dall’altro anche Hamas rilancia. Mentre dagli Stati Uniti il presidente Barack Obama chiede lo stop all’escalation e dà la disponibilità degli Usa a mediare. Riunito anche il Consiglio sicurezza dell’Onu. Mentre il segretario generale Ban Ki Moon, pur condannando l’uso dei razzi da Gaza, ha definito “intollerabile l’eccessivo uso della forza da parte di Israele”.
Il bilancio al quarto giorno di raid su Gaza parla di almeno 95 morti e almeno 600 feriti. Le ultime vittime sono 6 e tra questi c’era Anas Abu al-Kassun, miliziano della Jihad islamica, ucciso a Tel el-Hawa, quartiere di Gaza. Gli altri cinque, tra i quali una donna, si trovavano in un’abitazione a Rafah quando sono stati centrati dal fuoco israeliano. Dal campo palestinese, invece, un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza ha colpito una stazione di rifornimento ad Ashdod, in Israele.
Incursioni mirate
Netanyahu è consapevole che il bilancio in vite umane gioca contro Israele nell’arena internazionale. E lo sanno anche i militari che sono contrari a un’offensiva massiccia di terra, ma favorevoli a una serie di incursioni mirate. Vorrebbero approfittare di questa occasione per cercare e distruggere i depositi di missili e altri armamenti che Hamas e la Jihad sono riusciti a nascondere negli ultimi due anni. E la stessa cosa vale per Hamas. Gli uni e gli altri hanno bisogno di portare a casa un successo pratico o propagandistico prima di tornare, eventualmente, alla pace non pace che regnava in questo lembo di Medio Oriente. Hamas non può sperare di distruggere Israele. E Israele non vuole riprendersi Gaza con il suo milione e mezzo di abitanti. Se i missili palestinesi non compiranno una strage, le parti andranno avanti per qualche giorno ancora.