L’attuale crisi politica non è la sola che stiamo sperimentando, ma è in atto anche un’altra crisi, anch’essa pericolosa e forse anche di più: quella dei mezzi di informazione. Basta guardare sia quelli televisivi che quelli cartacei per capire che c’è qualche cosa che non va. Partiamo da come sia stata data la notizia del volo di Matteo Renzi in Arabia per un colloquio prezzolato con il principe saudita Mohammad bin Salman ritenuto dall’Onu il mandante dell’omicidio di un giornalista, Jamal Ahmad Khashoggi, del Washington Post.
La notizia è ovviamente nel fatto che un ex premier e senatore della Repubblica, ancora fondamentale nella formazione del governo, se ne vada in giro per il mondo il giorno della crisi a parlare con un principe e politico estero tacciano di un efferato omicidio. A parte il supposto delitto c’è anche una questione rilevante di sicurezza nazionale visto che Renzi ha preso 80mila euro più vitto, viaggio e nababbico alloggio. Monitorando la rassegna stampa per tre giorni, da venerdì 29 a domenica 31 gennaio ci si accorge che si tratta di una notizia di scarso peso per la maggioranza della stampa italiana mentre in realtà si tratta di un vero e proprio scandalo.
LO… RENZI D’ARABIA. Infatti, tranne La Notizia, Il Fatto Quotidiano, La Verità e Domani – che per primo ha sollevato il caso, negli altri giornali c’è poco o niente e soprattutto nulla in prima pagina, tranne che per La Stampa di sabato con uno “strillo” in prima. In altri tempi e con altri protagonisti una notizia simile avrebbe dominato le prime di tutti i giornali e telegiornali nazionali ed esteri. Eppure niente o quasi.
E se da un lato il ragionamento che i giornali devono aver fatto è quello di non ostacolare la formazione del nuovo governo turbando i lettori con le avventure a pagamento esotiche dell’ex premier, dall’altro lato occorre appunto notare che la notizia è molto rilevante soprattutto in un momento di crisi, di formazione di un nuovo governo in cui lo stesso protagonista delle scorribande orientali è pesantemente coinvolto in una crisi da lui stesso scatenata.
Non è per fare del facile moralismo, ma a che punto siamo giunti? Cosa occorre per turbare i sonni di chi dovrebbe vegliare sulla democrazia tramite la sua alta funzione peraltro ribadita anche in Costituzione? La stampa non solo è libera, ma ha un dovere etico di fare conoscere, di informare, di commentare, di stimolare l’opinione pubblica. Essa è un cardine appunto della democrazia. Infatti quando si instaura un regime la prima cosa che fa è mettere il bavaglio alla libera stampa.
Ma la cosa non è finita qui. Il Quirinale è dovuto intervenire in almeno due occasioni per smentire illazioni, diciamo pure fake news. Lo ha fatto quando ha smentito la notizia di colloqui telefonici tra Mario Draghi e il Presidente della Repubblica riportati da La Repubblica e La Stampa e poi ha dovuto smentire insieme a Fico un articolo di Francesco Verderami per il Corriere della Sera. Su Quarta Repubblica è comparsa l’immagine del presidente Mattarella mentre si parlava delle vicende giudiziarie relative a Silvio Berlusconi nel suo ultimo governo (2008 – 2011).
L’abbinamento è bastato per scatenare una serie di insulti sui social ed è dovuto intervenire il portavoce del Quirinale per smentire. Poi Nicola Porro (nella foto), il conduttore, ha espresso le sue scuse. Gli errori capitano per carità, li commettiamo tutti, ma qui c’è una serie di errori consecutivi che fanno riflettere perché in un momento così delicato e con la infosfera social così pervasiva si rischia grosso, si rischia per la democrazia e la questione si fa rilevante.