La nave Aquarius di Medici senza Frontiere è stata sequestrata, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania, perché avrebbe scaricato nei porti italiani 24 tonnellate di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, in maniera indifferenziata, come se fossero rifiuti urbani. L’accusa riguarda la Ong Medici senza Frontiere e due agenti marittimi e ha fatto scattare il sequestro preventivo della nave, che attualmente si trova nel porto di Marsiglia, e di 460 mila euro. L’indagine, condotta da Polizia e Guardia di Finanza, avrebbe accertato lo smaltimento illecito di 24mila chili di rifiuti.
Gli indagati sono complessivamente 24. Secondo l’accusa i soggetti coinvolti, a vario titolo, avrebbero “sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti”.
Nell’ambito dell’inchiesta risultano indagati, con l’accusa di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, oltre ad alcuni membri di Medici senza Frontiere, anche il centro operativo di Amsterdam che gestiva l’Aquarius e il centro operativo di Bruxelles, che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence, l’altra nave coinvolta nelle indagini. Tra i rifiuti scaricati in 11 porti (Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania, Messina, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Corigliano Calabro, Napoli, Salerno in Campania, Brindisi) la procura indica “gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari”, gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l’assistenza medica.
Il gip di Catania, Carlo Cannella, nel decreto di sequestro della nave Aquarius scrive che “vi è un fondato pericolo” che “la libera disponibilità della motonave possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato” visto che “è di tutta evidenza che la commissione del delitto è strettamente collegata all’attività di salvataggio in mare” da parte delle Ong, che “nel periodo oggetto di indagine realizzava ben 37 sbarchi reiterando sempre l’illecita modalità di smaltimento di rifiuti sanitari pericolosi e di materiale medico”.
Medici Senza Frontiere, in una nota, condanna con forza “la decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo”. “Una misura sproporzionata e strumentale – dichiara Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf -, tesa a criminalizzare per l’ennesima volta l’azione medico-umanitaria in mare. Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini, ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare. Il provvedimento di sequestro della Aquarius, che comprende anche alcuni nostri conti bancari, deriva da una lunga indagine della Procura di Catania sullo smaltimento dei rifiuti di bordo, con particolare riferimento ai vestiti dei migranti soccorsi, agli scarti alimentari e ai rifiuti delle nostre attività mediche. Ma tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard”.
Msf, che ribadisce piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane, “contesta la ricostruzione della Procura e respinge categoricamente l’accusa di aver organizzato qualunque attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti”. “Siamo pronti a chiarire i fatti – conclude il direttore generale di Medici senza frontiere in Italia Gabriele Eminente – e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito, ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria. L’unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite, mentre chi sopravvive al mare viene riportato all’incubo della detenzione in Libia, senza alcuna considerazione del diritto internazionale marittimo e dei rifugiati”.