Il Governo ha impiegato un po’ di tempo a mettere a punto il cashback per chi fa acquisti utilizzando le carte, cercando di mettere un ulteriore argine all’evasione fiscale, di incentivare gli acquisti nei negozi provati dall’emergenza coronavirus e di dare un minimo di ristoro alle famiglie. In tema di cashback sembra invece che il Carroccio sia da tempo particolarmente avanti.
Con una regola semplice semplice: chi grazie ai buoni uffici della Lega ottiene un incarico da manager, tanto a livello locale, in particolare al Nord, quanto nei colossi come Eni, Rai, Enel o Terna, restituisce al partito il 15% dei compensi. Tutti felici. Sia chi siede nei Cda grazie al partito di Matteo Salvini che la Lega a cui, come tutti i partiti, per fare politica servono risorse. Alla luce dell’inchiesta del Fatto Quotidiano, che ha portato alla luce tale sistema, a insorgere ieri è stato il Movimento 5 Stelle.
“Secondo quanto emerge – ha dichiarato la capigruppo pentastellata in Commissione affari costituzionali alla Camera, Vittoria Baldino – negli ultimi anni la Lega avrebbe chiesto ad alcuni alti funzionari, nominati anche in grandi gruppi e in ambito sanitario, come alcuni direttori delle Asl lombarde, di versare il 15% del loro stipendio, pena la non riconferma o l’uscita dal giro. Se questo sistema venisse confermato sarebbe inaccettabile e lo è ancora di più in ambito sanitario, dove dovrebbe essere privilegiata la professionalità e la tutela della salute dei pazienti e in aziende pubbliche come la Rai”.