Approdato in Consiglio dei ministri il decreto legge terremoto. Previsti l’estensione dello stato di emergenza al 31 dicembre 2020, l’erogazione per il 2019 di 380 milioni da attingere al Fondo per le emergenze nazionali, altri 345 milioni per il 2020, il miglioramento delle procedure per la ricostruzione degli immobili privati, ricorrendo a un iter più semplice e veloce, un sistema più celere per rimuovere le macerie, e anche l’estensione al territorio dei Comuni del cratere della misura “Resto al sud”, quella a favore dei giovani imprenditori del Mezzogiorno.
Tutto per imprimere l’accelerazione da tempo invocata nella ricostruzione nelle regioni del centro Italia colpite dal sisma del 2016, che devastò parte del Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Il decreto però non convince del tutto i governatori delle Regioni interessate, che hanno incontrato il premier Giuseppe Conte prima della riunione del Consiglio dei Ministri e chiesto diverse modifiche. Si parla così di un rafforzamento della norma in fase di conversione.
Il più critico è apparso il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, di FdI. “Avrei preferito – ha sostenuto Marsilio – che il testo del decreto fosse scritto insieme ai protagonisti dei territori, e non fare invece, come avviene tradizionalmente, che prima si scrive un testo e poi lo si sottopone al parere dei diretti interessati. Non c’è più tempo da perdere – ha proseguito – ora mi aspetto che il governo dia seguito a questo confronto e che dall’approvazione del decreto fino alla sua conversione in legge il tavolo di oggi accompagni il percorso parlamentare e ci si fidi finalmente delle proposte che arrivano in maniera trasversale dal territorio, che sono condivise da presidenti, sindaci e amministrazioni di tutti i colori politici”.
Dubbi anche dal dem Luca Ceriscioli, governatore delle Marche. “Buono quello che è scritto ma è limitato rispetto a tutte le necessità. Dopo tre anni – ha specificato – serve uno scatto più forte, speriamo che nella riconversione questo si veda. Per me la parte più importante che mi aspettavo fosse presente sin dalla prima stesura riguarda il personale: oggi chi lavora all’Ufficio speciale per la ricostruzione o nei Comuni è un precario e se queste persone non hanno una prospettiva davanti, dopo che si sono formate e sanno come sbrigare le pratiche, si corre il rischio di buttare a mare competenze preziose”.
I sindaci dei Comuni colpiti dal sisma hanno definito il decreto legge “un buon inizio”, approntando però subito una lunga lista di emendamenti. Tra questi una governance efficace in grado di coinvolgere le Regioni colpite dal terremoto del 2016 insieme ai Comuni e all’Anci nella ricostruzione, norme specifiche per il personale sulla riclassificazione delle sedi dei segretari comunali per favorire la loro effettiva copertura nelle zone del sisma, e semplificazione delle norme per favorire sia la ricostruzione pubblica che quella privata.