Dopo l’attacco disumano di ieri, i numeri – come sempre – li ha forniti l’Osservatorio siriano dei diritti umani, che questa mattina ha aggiornato il bilancio delle vittime dell’attacco di ieri su Khan Sheikhoun, che sarebbe stato condotto con armi chimiche. Secondo gli attivisti, i morti sono almeno 72, fra cui 20 bambini e 17 donne. L’Osservatorio ribadisce, citando fonti mediche sul posto, che ieri la cittadina nella provincia di Idlib è stata “bombardata con materiale ritenuto gas”, sulla base dei sintomi presentati dalle vittime.
Non è un caso che oggi, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Stati Uniti, Regno Unito e Francia proporranno una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per condannare l’attacco avvenuto ieri in Siria e in cui sarebbero state utilizzate armi chimiche. Lo riportano fonti diplomatiche. I tre Paesi imputano la responsabilità dei raid alle forze del presidente siriano Bashar Assad, il cui regime ha tuttavia negato la responsabilità affermando di non aver mai utilizzato armi chimiche. Forti le parole, a riguardo, del ministro degli Esteri Boris Johnson che, arrivando a Bruxelles per la conferenza sul futuro della Siria, ha detto: “Tutte le prove che ho visto suggeriscono che sia stato il regime di Assad…ad usare armi illegali sul proprio popolo”.
C’è anche, però, chi difende Assad. Dal ministero della Difesa russo arriva una nuova versione sulla strage nella provincia siriana di Idlib causata da gas tossici: in un comunicato, Mosca sostiene che l’aviazione del regime di Bashar al-Assad ha colpito “un magazzino terroristico” contenente “sostanze chimiche” nei pressi di Khan Sheikhun, negando quindi che sia stato sferrato un attacco con armi chimiche. “Secondo i dati obiettivi del controllo russo dello spazio aereo, l’aviazione siriana ha bombardato vicino Khan Sheikhun un enorme magazzino terroristico che conteneva sostanze chimiche”, si legge nella nota. La Russia è tra i principali alleati di Assad nella guerra civile che insanguina la Siria dal 2011.