Le accuse degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali in merito al presunto attacco con armi chimiche effettuato mercoledì scorso dal regime siriano sono “un insulto al buon senso”. Così il presidente siriano, Bashar Assad, in un’intervista al quotidiano russo Izvestia. Assad ha inoltre avvertito gli Stati Uniti che un eventuale intervento militare finirebbe in un “fallimento, come in tutte le precedenti guerre dal Vietnam a oggi”. Per il leader siriano, inoltre, la questione dell’intervento militare in Siria non è nuova perché “fin dall’inizio della crisi, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno cercato di lanciare un intervento militare, ma per loro sfortuna le cose hanno preso una piega diversa”. E la denuncia giunge proprio mentre la stampa britannica riferisce che Washington e Londra sarebbero pronte a lanciare un attacco imminente alla Siria. Il presidente siriano ha ribadito che le sue truppe non hanno usato armi chimiche nel presunto attacco di mercoledì a Ghouta, sobborgo a est di Damasco in mano ai ribelli, e definisce “politicamente motivate” le accuse avanzate nei confronti del regime. Nell’intervista, afferma che attaccare questa zona con armi chimiche sarebbe insensato per il governo dal momento che non c’è una linea del fronte ben definita che delimiti l’area dei ribelli e quella delle forze del regime. Ieri Siria e Onu hanno raggiunto un accordo in base al quale Damasco darà da oggi libero accesso al sito del presunto attacco agli ispettori delle Nazioni unite, in modo da compiere verifiche. “Troppo tardi per essere credibile”, è stato il commento di un alto funzionario della Casa Bianca. Gli attivisti dell’opposizione siriana accusano il regime di Bashar Assad di avere compiuto l’attacco con gas tossico mercoledì scorso a Ghouta, sobborgo a est di Damasco, e hanno fornito bilanci di vittime che oscillano fra 136 morti e 1.300 morti. Anche il bilancio più basso sarebbe il presunto attacco chimico con più vittime nei due anni e mezzo di guerra civile in Siria.
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