Roba da bambini dell’asilo. Le calendiadi non accennano a esaurirsi e nella coalizione di Enrico Letta si vive un’altra giornata persa dietro a veti incrociate e attacchi personali. Si parte fin dal mattino con l’affondo del segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che fa notare come “l’agenda Draghi” sventolata compulsivamente in questi primi giorni di campagna elettorale non esista: “Agenda Draghi? Non esiste. Lo ha detto #Draghi stesso.
Calenda fa la voce grossa e Letta mette in riga i Verdi, che pur umiliati entrano nella coalizione di Letta, precedendo Sinistra Italiana che oggi farà lo stesso
Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un’altra. Noi intanto lavoriamo per un’Italia più giusta e più verde”, scrive. A stretto giro di posta Carlo Calenda risponde piccato chiedendo al PD l’esclusione di Sinistra Italiana dalla coalizione: “Direi che abbiamo raggiunto un punto di chiarezza. – scrive Calenda – Mi pare del tutto evidente che c’è una scelta netta da fare per il Partito Democratico che ha siglato un patto chiaro con noi che dice l’opposto. A queste condizioni per quanto ci concerne non c’è spazio per loro nella coalizione”.
Lo spettacolo è talmente indecoroso che il ministro Dario Franceschini lancia un appello (“fermatevi!”). In nome di “una sfida più grande dell’interesse dei nostri partiti: evitare che l’Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace”.
Passa qualche minuto e Calenda invece di fermarsi vede uno spiraglio per meritarsi qualche altro minuto di gloria: “Dario, – scrive rivolgendosi a Franceschini – il terzismo alla volemose bene con noi non funziona. Avete firmato un patto. Nato, rigassificatori, equilibrio di bilancio, revisione rdc, agenda Draghi. Dall’altro lato c’è una dichiarazione al minuto contro tutto questo. Chiarite. Punto”.
Nello sconquasso generale si inserisce Luigi Di Maio che almeno evita i social e scrive un comunicato stampa. Scrive il ministro: “Sorprende, però, che alla fine proprio Calenda – che si innalza a paladino dell’anti-grillismo – nelle sue dichiarazioni e nei suoi tweet sia diventato il più estremista di tutti”.
Via con le sportellate, ancora, alla faccia dell’unità e della responsabilità che Letta ha predicato fin dal primo minuto di una campagna elettorale che peggiora di ora in ora. Prova a smorzare i toni il coordinatore dei sindaci PD Matteo Ricci, chiarendo che nessuno chiede a Calenda di allearsi con Fratoianni, si tratta di accordi bilaterali fatti dal Pd. Nello scontro interno alla coalizione di centrosinistra interviene anche Bruno Tabacci, alleato di Luigi Di Maio nella lista Impegno Civico – Centro Democratico.
“Avendo una certa età mi permetto di suggerire a tutti coloro che non vogliono regalare il Paese alla destra di smetterla con critiche, fatwe e attacchi reciproci”, scrive Tabacci in una nota. Intanto la comunicazione dell’alleanza Sinistra Italiana/Verdi che avrebbe dovuto arrivare nel pomeriggio (ne aveva parlato il segretario dei Verdi Angelo Bonelli in mattinata) non arriva. Non arriverà, dicono.
È quasi sera quando da Sinistra Italiana fanno sapere che un eventuale accordo con il Partito democratico dovrebbe passare al vaglio degli iscritti di Sinistra italiana. “è un passaggio previsto nello statuto del partito”, conferma lo stesso segretario Nicola Fratoianni. La votazione potrebbe tenersi nel fine settimana.
I Verdi però approvano un documento in cui precisa “che l’unica alleanza che possa contrastare efficacemente la destra estrema in Italia sia quella, pur con tutte le differenze che sono note, di un fronte democratico a partire dal Pd”.
A battersi sul serio per aiutare la povera gente e l’Ambiente resta solo Conte
“Non è percorribile un’alleanza con il M5S”, scrivono i Verdi nel loro documento. Dall’altra parte Fratoianni deve gestire i suoi che chiedono un accordo con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte. Letta intanto incontra Calenda. Nessuna dichiarazione. La giornata è finita.