Sindaci e imprenditori contro le dimissioni di Draghi: molti primi cittadini hanno firmato una lettera aperta rivola al premier, chiedendogli di restare a capo dell’esecutivo fino alla fine della legislatura per preservare la stabilità dell’Italia.
Sindaci e imprenditori contro le dimissioni di Draghi: la lettera aperta
Undici sindaci delle principali città italiane, inclusi il primo cittadino di Milano Beppe Sala e di Roma Roberto Gualtieri, hanno firmato una lettera aperta rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi. Con la missiva, i sindaci italiani stanno tentando di convincere l’economista a revocare le dimissioni e restare alla guida del Paese fino alla fine della legislatura.
L’accorato appello è stato motivato con la “gravità” della situazione che l’Italia è costretta ad affrontare da un punto di vista economico e sociale dopo aver affrontato anni di pandemia e in considerazione degli effetti della guerra in Ucraina.
In particolare, nel testo redatto e firmato dagli 11 sindaci, si legge: “Noi sindaci chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buone ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. E questo perché ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità”.
L’appello al premier: “Vada avanti, serve stabilità”
La lettera aperta dei sindaci, inoltre, esprime con enfasi la rispettiva “incredulità e preoccupazione per la crisi di governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza”.
I primi cittadini delle città italiane firmatari del documento, poi, hanno sottolineato: “Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell’emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà. Il Presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio”.
Rivolgendo, quindi, un appello alle forze politiche italiane, i sindaci hanno scritto: “Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia”.
Sindaci e imprenditori contro le dimissioni di Draghi: i firmatari del documento
Agli undici sindaci che originaria mente hanno firmato il documento, con il trascorrere delle ore, si stanno aggiungendo nuovi primi cittadini che gravitano sia nell’aria del centrodestra che del centrosinistra, nella speranza di riuscire a convincere Mario Draghi a desistere dal rendere definitive le sue dimissioni. Ai sindaci, inoltre, si stanno unendo anche personaggi afferenti al mondo dell’imprenditoria come i presidenti di Anci e Ali.
Nel dettaglio, alla mattinata di domenica 17 luglio, la lettera aperta a Draghi è stata firmata da Gianluca Galimberti, Cremona; Stefania Proietti, Assisi; Gaetano Manfredi, Napoli; Gianni Nuti, Aosta; Franco Ianeselli, Trento; Rinaldo Melucci, Taranto; Alberto Belelli, Carpi; Edoardo Gaffeo, Rovigo; Fabio Bergamaschi, Crema; Simone Franceschi, Vobbia (GE); Mauro Gattinoni, Lecco; Mauro Calderoni, Saluzzo (CN); Elena Gubetti, Cerveteri (Roma); Luca Salvetti, Livorno; Riccardo Varone, Monterotondo (Roma); Carlo Marino, Caserta; Michele Guerra, Parma; EnzoLattuca, Cesena; Andrea Soddu, Nuoro; Nazzareno Franchellucci, Porto Sant’Elpidio (Fermo); Piero Castrataro, Isernia; Massimiliano Presciutti, Gualdo Tadino (PG); Davide Galimberti, Varese; Maria Rosa Barazza, Cappella Maggiore (TV); Katia Tarasconi, Piacenza; Emilio Del Bono, Brescia; Damiano Tommasi, Verona; Valentina Ghio, Sestri (GE); Elena Piastra, Settimo Torinese (TO); Matteo Lepore, Bologna; Stefano Minerva, Gallipoli (LE); Piero Marrese, Montalbano e presidente della Provincia di Matera; Luca Menesini, Capannori e presidente della Provincia di Lucca; Francesco Cacciatore, Santo Stefano Quisquina (AG); Luca Vecchi, Reggio Emilia; Matteo Biffoni, Prato.